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    Montali a CM: 'Napoli? Ecco perché dissi no a De Laurentiis'

    Montali a CM: 'Napoli? Ecco perché dissi no a De Laurentiis'

    • Giovanni Scotto
    Qual è la ricetta giusta per vincere? Basta chiedere lumi a Gian Paolo Montali, protagonista di storici trionfi, dal Mondo della pallavolo a quello del calcio. Un uomo di sport, capace di attraversare sfere diverse senza per questo dover rinunciare a quel bagaglio di competenze che negli anni gli ha consentito di lavorare per grandissimi club, dalla Juventus alla Roma. Da allenatore (nel volley) a dirigente, con un’esperienza trentennale alle spalle. L’esperienza giusta per osservare con sguardo critico la Serie A, in attesa di nuove opportunità professionali. Temi affrontati in esclusiva per Calciomercato.com.  

    Si parte da Roma-Napoli: sarà una partita decisiva per il futuro tecnico e societario dei due club?
    “Gara chiave, non ci sono dubbi, domani può decidersi la stagione ancora in corso ma anche quella successiva. La Champions ha un ritorno economico importante e influisce notevolmente sul mercato, non solo per una questione legata alle risorse da poter investire. Prendere parte ad una competizione così importante ti da quel certo appeal necessario per andare a bussare alla porta di grandi campioni”.

    Quanto può incidere negativamente, in un momento così delicato, l’incertezza sul futuro di Benitez?
    “Io ho vinto tutto quando già sapevo di dover lasciare il mio club di appartenenza. E’ esclusivamente una questione di professionalità e da questo punto di vista non si può imputare assolutamente nulla all’allenatore spagnolo. E’ una storia piuttosto banale, alimentata solamente in Italia. Sono tutte balle inventate ad arte, polemiche senza senso”.

    Il Napoli, prima accarezzato e poi perso. L’accordo con De Laurentiis sembrava fatto: come mai saltò tutto?
    “Nel 2008 trascorsi una settimana in compagnia di De Laurentiis, condividemmo la scelta di affidare il rilancio a Mazzarri e Bigon. Il mio contratto era già pronto, avevo la penna in pugno ma il tutto si arenò per la questione legata ai diritti d’immagine che non intendevo concedere al club. A quel punto si fece avanti la Roma e decisi di sposare un altro progetto”.

    Non si placa il dibattito sugli oriundi: scelta necessaria o avventata?
    “Tutte le nazionali italiane sono piene di oriundi, viviamo in una società cosmopolita. Per quanto mi riguarda, inserirei dei “paletti” legati alla parentela. Non andrei a pescare il bisnonno italiano di questo o di quel calciatore ma darei l’opportunità della convocazione a coloro che sono nati e cresciuti nel nostro paese. Detto questo, serve lavorare di più sui settori giovanili anziché scandalizzarsi per gli oriundi”.

    D’obbligo un ultimo passaggio su Roma e Napoli: quale tra le due società ha maggiori margini di crescita?
    “Mi sarei aspettato molto di più dai giallorossi, la società americana è solida ma non vedo la necessaria sinergia all’interno del club. Nonostante tutto, la Roma mi sembra la squadra più attrezzata per avvicinarsi alla Juventus. Napoli è una delle piazze più importanti d’Europa, ha un bacino d’utenza eccezionale. La gestione di De Laurentiis è oculata, sotto tutti gli aspetti. E’ chiaro che per il salto di qualità, che vuol dire poter competere per vincere in Italia e in Europa, serve cambiare un certo tipo di mentalità”.

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