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    Moggi nel 2020 diceva a CM: 'Stipendi? La Juve va presa come esempio'. E su Calciopoli...

    Moggi nel 2020 diceva a CM: 'Stipendi? La Juve va presa come esempio'. E su Calciopoli...

    • Alessandro Di Gioia
    Riproponiamo l'intervista di Calciomercato.com del 10 aprile 2020, in pieno periodo Covid, all'ex dirigente della Juventus Luciano Moggi, tornata di grande attualità in questi giorni,

    "Il mondo del calcio vive un momento molto complicato, come tutto il resto del Paese, a causa della diffusione del Coronavirus: anche lo sport più popolare, amato e seguito del globo ha dovuto e deve fare i conti con la pandemia, che non ha lasciato scampo a nessun settore lavorativo d'Italia. Tra errori commessi, ritardi, situazioni poco chiare e decisioni posticipate, lo sport nazionale uscirà da questa emergenza con più di un osso rotto.

    Calciomercato.com ha perciò voluto interpellare uno dei personaggi più importanti e potenti della storia del pallone italiano, intervistando l'ex dirigente di Juve, Roma, Lazio e Napoli Luciano Moggi, che ci ha svelato la sua idea su alcune delle più importanti tematiche del momento e non solo.

    Lei ha parlato molto degli errori commessi dal Presidente della Uefa Ceferin e del fatto che sia in Europa che in Italia manchi una figura forte in grado di prendere decisioni importanti e scomode.
    "Alla Uefa ne hanno combinate di tutti i colori. Hanno fatto disputare alcune partite a porte aperte quando altre contemporaneamente giocavano a porte chiuse, come si fa? In Europa League a Glasgow, con il virus già in diffusione, c'erano 45mila persone allo stadio. Ci sono state parecchie cose fuori posto, come ad esempio Atalanta-Valencia. Prevenire è meglio che curare, da sempre: le decisioni vanno prese. In Europa non c'è gente di polso, non hanno la mano ferma per decidere. Ci vuole coraggio, ma va fatto. Io, da dirigente, mi sono sempre assunto le responsabilità delle scelte fatte".

    Per quanto riguarda invece l'ormai infinita questione legata al taglio degli stipendi dei calciatori, con la proposta di riduzione da parte della Lega Serie A, lei come la vede?
    "Questo è un discorso che ognuno fa a casa propria, come crede: la proposta della Lega vale fino a un certo punto. Le società hanno rapporti importanti con i loro giocatori, un dipendente deve rispondere a quello che decide il proprio datore di lavoro. Da questo punto di vista la Juve è stata un esempio: ognuno decide a casa propria, l'AIC da questo punto di vista non ha voce in capitolo".

    Chiudo con una domanda sulla pubblicazione da parte sua su Twitter delle intercettazioni telefoniche di Meani con l'arbitro De Santis prima e dopo Fiorentina-Milan del 2005. Voleva mandare un messaggio a qualcuno?
    "Io non ho bisogno di mandare messaggi a nessuno, riporto solo la realtà: Calciopoli è stata una grossa farsa, non lo dico solo io, lo dicono tutti. Siccome quando si parla di certe cose bisogna essere documentati, ho voluto mostrare che se pubblico un'intercettazione con giorno e ora, corrisponde alla verità. Ormai Calciopoli è il passato, ma la realtà va ancora riportata. Se qualcuno ha qualcosa da eccepire, perché non mi querela? Non lo fanno perché sanno che ho ragione".

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