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  • Moggi: 'La Juve vince, il Napoli piange e...'

    Moggi: 'La Juve vince, il Napoli piange e...'

    Luciano Moggi, ex dirigente della Juventus, commenta l'ultima giornata di Serie A nel consueto editoriale su Libero, dal titolo: "Napoli chiagne ma adesso è fottuto": 

    "E così Spalletti ha perso il Derby d’Italia, la Juve è passata a San Siro al 90’ come al 90' aveva perduto in casa con il Napoli: quasi avesse voluto dimostrare che «chi di spada ferisce di spada perisce». Ancora una volta però non una Juve bella, per niente brillante e poco reattiva, come capitava di vedere soprattutto nella prima parte del campionato. Quella Juve è ormai un ricordo, sapeva reagire a tutte le avversità, e pur senza mostrare il bel gioco che ha sempre caratterizzato il Napoli di Sarri, riusciva a portare a casa i tre punti con delle giocate dei suoi principali attori in campo. Aveva voglia di vincere, questa invece sembra avere la paura di perdere, come contro il Napoli a Torino, o di non riuscire a mantenere un vantaggio, come nell’occasione: ha perduto insomma il ruggito del leone e bela come una pecora.

    [...]

    Avevano detto e scritto che Juve-Napoli era stata una partita piuttosto bruttina, ma la verità è che entrambe le squadre erano sulle gambe. La partita di San Siro ha evidenziato la nostra tesi sulla Juve, l’Artemio Franchi l’ha confermata sul Napoli. Perdono i napoletani a Firenze e non possono portare a scusante l’inferiorità numerica, sono mancate le idee e la forza nelle gambe, una squadra senza mordente che ha difeso male e ha attaccato peggio.

    Poteva subire anche un passivo peggiore senza le parate di Reina, per dirla in breve non c’è mai stata partita e pensare che la Fiore è arrivata a questa gara reduce da un brutto 0-0 in casa con la Spal, una sconfitta bruciante (3-4) contro la Lazio e per ultima quella con il Sassuolo. Oggi sembrava il Real delle migliori occasioni, ha ingannato pure il telecronista che nel racconto di ciò che avveniva in campo l’ha osannata senza tener conto della pochezza dell’avversario che aveva di fronte [...]".

     

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