Moggi: |'L'Inter è tornata nel suo alveo naturale'
CanaleJuve.it ha intervistato, in esclusiva, Luciano Moggi, ex dg della Juventus:
I giochi per il campionato sono fatti e in casa Juve sono già al lavoro per programmare al meglio la futura stagione. Tra i nomi papabili per l’attacco si parla tanto di un ritorno di Ibra, oltre a quelli di Sanchez e Suarez. Qual è il colpo giusto?
“Intanto è arrivato Llorente, che è già un buon acquisto. Non è un attaccante che stravolge gli equilibri di una squadra, ma è pur sempre nel giro della nazionale spagnola e pertanto non è assolutamente da sottovalutare. A prescindere da questo poi c’è da dire che la Juventus non ha bisogno solo di un attaccante, ma anche di altri innesti. Soprattutto sulle corsie esterne, ad esempio, serve gente alla Robben e alla Ribery. E a centrocampo uno alla Schweinsteiger per intenderci. Tutto ciò comunque in riferimento ad una Juve modello europeo, perché per continuare a vincere in Italia va benissimo così, sta dimostrando ampiamente di non avere rivali”.
Quindi è d’accordo con lo sfogo di Conte post Bayern, ovvero sul fatto che non basta avere un grande collettivo per vincere in Europa se non fai innesti di un certo peso?
“Certo. Vale il discorso che ho fatto prima. Contro il Bayern i giocatori della Juve si vedeva che giocavano con l’ansia e buttavano spesso il pallone in fallo laterale. Quindi ribadisco, serve gente con i piedi buoni in grado di saper gestire la palla, che sappia imporre il proprio gioco”.Lei riusciva a portare a termine le trattative lontano dalle luce dei riflettori. In più scovava i giocatori quando ancora non erano noti alla grande platea. Non dovrebbe essere questo il modo di fare mercato da parte della dirigenza juventina piuttosto che andare a ricercare i campioni già affermati?
“Quello che noi abbiamo costruito è stato possibile perché andavamo direttamente nei campi di calcio a vedere i giocatori. Bisogna avere talento e soprattutto essere intenditori di calcio”.La mancanza di fondi sbandierata a più riprese da Marotta e company può essere una scusante in tal senso?
“Non è un problema di soldi. Noi siamo praticamente stati sempre senza niente in cassa. Ci siamo ogni volta autofinanziati, vendendo a tanto e comprando a meno. Poi la differenza in positivo la utilizzavamo per comprare i giocatori”.
A tal proposito il suo miglior colpo di sempre è stato Zidane, possiamo dirlo?
“Anche, ma non solo. Se andiamo a vedere le differenze in attivo, tra le tante, troviamo Inzaghi acquistato a 15 miliardi e poi venduto al Milan a 80…Questo significa che l’importante è stare attenti al mercato e soprattutto a saper vendere”.Usciamo per un attimo dal mondo Juve e passiamo ad analizzare la situazione dei rivali, in particolare dell’Inter. La distanza di 24 punti in classifica ci dice che siamo ritornati agli standard del 2006…
“L’Inter è tornata nel suo alveo naturale. I risultati dimostrano che non c’è programmazione, con giocatori di quarant’anni uniti a giovani che valgono poco. L’innesto di un elemento come Kuzmanovic a discapito di un buon giocatore come Krhin dice tutto. Per non parlare poi della rinuncia a uno dei pochi giocatori con talento nella rosa come Coutinho… Insomma, dico solo che prima di Calciopoli l’Inter arrivava sempre a quindici, venti punti di distacco dalla Juve. Adesso siamo a ventiquattro, si è tornati alla normalità”.
Quindi la tesi sostenuta da Fabio Capello, ovvero che “L’Inter senza Calciopoli non avrebbe vinto mai nulla”, è più che mai confermata oggi…
“Non ci sono dubbi. Lo stanno dimostrando. Sono senza dirigenza,allenatore, giocatori. Si stanno facendo male tutti… Poi c’è gente come Zanetti e Cambiasso che parla con la bocca del presidente, questa sostanzialmente è una prassi. Probabilmente con l’obiettivo di diventare futuri dirigenti dell’Inter. Forse uno dei mali principali è pure questo…”.Torniamo alle vicende di casa Juve, concentrandoci sulla sfida di domenica sera, Juventus-Milan. Pronostico secco.
“Partita aperta a qualsiasi risultato. Il Milan è la squadra che in questo momento ha più bisogno di vincere, alla Juve basta un punto. Le basta semplicemente amministrare perché il campionato ormai è suo”.
Uno scudetto che i bianconeri potrebbero festeggiare il 5 maggio. Come dire la storia si ripete…
“Sì, anche se le circostanze sono diverse. In quel 5 maggio c’era una squadra che festeggiava già prima di scendere in campo, con tanto di bandiere esposte in piazza del Duomo. Poi sappiamo tutti come è finita…”.