Calciomercato.com

  • Modulo, l'importanza di Raspadori e i due registi: Spalletti disegna la nuova Italia

    Modulo, l'importanza di Raspadori e i due registi: Spalletti disegna la nuova Italia

    • Andrea Distaso, da Coverciano
    Non è dove nasci che rivela la tribù a cui appartieni, ma dove muori”. Con questa frase ad effetto, presa in prestito da un detto indiano, Luciano Spalletti ha fornito i primi indizi sui capisaldi che animeranno la sua nuova avventura da commissario tecnico della Nazionale. La proporzione di 150 giocatori convocabili su 570 tesserati - fornita nella conferenza stampa di presentazione di Coverciano - è la fotografia di un movimento che fatica a produrre giocatori di alto livello e a fronteggiare l’aumento crescente di stranieri nelle formazioni di club, complici i vantaggi normativi e fiscali che favoriscono l’arrivo in massa di questi ultimi. Tradotto in parole più semplici, esattamente come il suo predecessore Roberto Mancini, Spalletti attingerà anche al bacino degli oriundi e dei calciatori in possesso di doppio passaporto - alla Retegui - se sarà necessario. Accettato questo presupposto, l’allenatore chiamato a dare nuova linfa e a “portare felicità” (ipse dixit, ndr) all’Italia intera ha però spiegato quelli che saranno i princìpi guida del suo corso.

    IL CALCIO SECONDO LUCIANO - Riconquista del pallone e controllo del gioco tutte le volte che sarà possibile farlo, perché la nuova Nazionale deve tornare a pensare in grande e di avere il predominio sull’avversario, manifesto pure della prima parte dell’era manciniana. Ma anche sano realismo al cospetto di quelle squadre che, sia sulla carta che sulla base dei riscontri effettivi del campo, possano esserci superiori: ragion per cui gli equilibri e la compattezza rimangono concetti altrettanto importanti. In pochissimo tempo - il primo impegno ufficiale con la Macedonia del Nord è dietro l’angolo (9 settembre), quello successivo con l’Ucraina a San Siro è solo poco più in là - Spalletti è chiamato a dare un’identità di squadra e le sue possibilità di successo saranno ovviamente e in gran parte legate al rendimento dei calciatori. Moduli e calciatori, due parole molto care ai circa 60 milioni di commissari tecnici del nostro Paese, ma anche componenti essenziali del credo dell’uomo di Certaldo, che sembra avere già le idee piuttosto chiare sull’Italia che verrà.

    L'ATTACCANTE ALTERNATIVO - 4-3-3, declinabile in un più offensivo 4-2-3-1 a seconda delle occasioni. Si riparte da qui e dal sistema di riferimento del suo Napoli campione d’Italia, ma pure dalla consapevolezza che oggi un Osimhen la Nazionale non ce l’abbia. La crisi del centravanti è un guaio atavico a cui Mancini ha saputo ovviare in un torneo breve ed imprevedibile come l’Europeo ma che nel lungo periodo è rimasto un dilemma insoluto. Dal tandem Immobile-Belotti ai tentativi con Scamacca, Raspadori ed infine Retegui: gli Azzurri sono ancora alla ricerca di un padrone per la mitica maglia numero 9 e almeno per questa prima coppia di partite ravvicinate si riparte dal capitano della Lazio e dal neo-attaccante del Genoa. In attesa di Kean e Scamacca, momentaneamente esclusi per mancanza di minutaggio nelle ultime settimane, la scheggia impazzita può essere Raspadori, centravanti atipico ma chiamato a recitare un ruolo importante - insieme ai vari Chiesa, Zaccagni, Zaniolo, Gnonto, Politano e Berardi (quando rientrerà nel giro) - in termini realizzativi. Se il bomber alla Vieri non si dovesse palesare o esplodere inaspettatamente tra le mani di Spalletti, bisognerà fare in un altro modo, insomma.

    UNA POLTRONA PER DUE - Per fare in modo che il gioco dell’Italia sappia conciliare l’estetica della manovra con l’efficacia della produzione offensiva, molto dovrà passare anche dal centrocampo, altro punto cardinale del neo-ct. Persi momentaneamente per strada Jorginho e Verratti - di certo la non titolarità all’Arsenal del primo e il probabilissimo approdo nel campionato qatariota del secondo non aiutano - Bryan Cristante e Manuel Locatelli sono stati espressamente indicati da Spalletti come i due differenti registi, anche per caratteristiche fisiche e tecniche, attorno ai quali ruoterà la manovra. Del resto le ultime esperienze a livello di club del tecnico di Certaldo hanno prodotto le migliori intuizioni proprio in quella delicata posizione: da mezz’ala incostante, Brozovic si è trasformato in uno splendido direttore d’orchestra giocando più centrale nell’Inter, mentre è nell’ultima versione del Napoli che Lobotka ha saputo rifiorire dopo essere finito nel dimenticatoio durante la gestione Gattuso.

    Bozze e primi appunti di viaggio, in attesa dei veri riscontri che contano, quelli del campo, ma il professor Spalletti ha già iniziato a tracciare la strada.
     

    Altre Notizie