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  • Milan: la rosa degli ultimi anni ha 'overperformato', ora il gap è colmato. Cosa manca per il salto definitivo

    Milan: la rosa degli ultimi anni ha 'overperformato', ora il gap è colmato. Cosa manca per il salto definitivo

    • Cristiano Ruiu
      Cristiano Ruiu
    Dopo la prima sgambata a Milanello, il nuovo Milan non ha più vinto una partita, né contro le big europee né contro il Monza e ieri ha addirittura perso contro una squadra di Serie C. Non sono buoni segnali, ma purtroppo è lo scotto da pagare quando si ricostruisce di sana pianta una squadra. Lo si sapeva, anzi per fortuna Pioli ha avuto a disposizione tutto o quasi tutto l’organico prima dell’inizio del campionato.

    A dieci giorni dall’inizio ufficiale della nuova stagione possiamo dire che la rosa del primo Milan post Maldini/Ibra è quasi completata. Probabilmente arriverà ancora un ulteriore rinforzo difensivo, che si tratti di un terzino o di un centrale, a seconda di come Pioli “battezzerá” definitivamente Pierre Kalulu. Proprio il ruolo del francese sará dunque la chiave dell’ultima parte di questa roboante estate di mercato. Ma non solo. Il valore di Kalulu nella stagione che sta per cominciare rischia di essere determinante per il rendimento dell’intera squadra. Nel prosieguo di questo editoriale capiremo il perché. 

    Bologna - AC Milan (20:45 21/08)

    Torniamo al bilancio di questa campagna di rafforzamento e soprattutto al valore complessivo della rosa. Noi, abbiamo sempre sostenuto che la gestione della triade Maldini/Ibra/Pioli di questo ciclo sia stata davvero eccezionale, a tratti miracolosa. Un secondo, un primo e un quarto posto con tanto di semifinale di Champions conseguiti con questa rosa hanno costituito un qualcosa di davvero straordinario. In questi tre anni la rosa del Milan non solo non si è rinforzata, ma ha progressivamente perso parecchi titolari, da Donnarumma a Calhanoglu, da Kessié a Romagnoli e ha dovuto assistere all’inevitabile invecchiamento di leader come Kijaer, Giroud, ma soprattutto Ibra. Il Milan è riuscito a tornare ai vertici del calcio italiano e addirittura europeo con una rosa complessivamente modesta, che ha sempre “overperformato” rispetto alle proprie qualità tecniche, fisiche e di personalità. Grande merito di chi l’ha gestita. L’ultimo anno, in particolare il Milan è riuscito a centrare il doppio obiettivo in Italia e in Europa con un organico strapieno di limiti. Attenzione, stiamo parlando del valore complessivo della rosa, che era molto basso. Inferiore ad esempio a Inter, Juve, Napoli e forse anche Roma. Pari a Lazio e Atalanta. Abbiamo sempre sostenuto che il Milan aveva e ha alcuni grandissimi giocatori, per lo più costruiti in casa con una progressiva maturazione, come Leao, Theo, Tonali e Maignan. Ma che si tratta di perle incastonate in una rosa discreta in Italia e modesta in Europa. Per questa convinzione venivamo costantemente criticati e attaccati. E poi? Che cos’è successo? Che la nuova dirigenza, con i fatti, non con le parole, ha totalmente confermato questa nostra valutazione dell’organico rossonero cambiando 9/10 componenti della rosa dell’anno scorso. 9/10 pedine sono un’enormita. Praticamente metà della rosa. Segnale chiaro del fatto che Furlani e Moncada ritenevano molto rilevante il gap qualitativo esistente tra il Milan e le altre big italiane, non europee. Ovviamente, a bocce ferme e con tutti questi giocatori da far ambientare e da far amalgamare non si può sapere se il gap sarà effettivamente colmato, ma di certo i dirigenti rossoneri erano convinti che ci fosse bisogno di intervenire pesantemente per mantenere il livello di risultati degli ultimi anni senza ricorrere sempre ai “miracoli” gestionali.

    Chiarito questo concetto, affrontiamo il solito discorso legato alla ricerca dell’equilibrio tattico che sará il problema più urgente e importante da risolvere per Pioli. Nel gennaio scorso, quando il Milan subiva tantissimi gol e la difesa era un autentico colabrodo, il tecnico rossonero decise di abbandonare la vocazione offensiva della linea alta con pressing a tutto campo “uomo su uomo” e di abbassare la difesa cercando di limitare i danni. Lo spartiacque fu il famoso “catenaccio” impostato nel derby di ritorno. Pioli fu bravo a fare di necessità virtù e con una nuova versione di Milan difesa e contropiede riuscì a eliminare Tottenham e Napoli in Europa, nonché a strappare l’ultimo biglietto utile per la Champions 23/24. Tuttavia, la campagna acquisti portata avanti dal nuovo management rossonero ha palesato alcune scelte di segno totalmente opposto. Tutti i giocatori arrivati in estate hanno caratteristiche di grande prestanza atletica e di spiccate attitudini offensive. Da questo si può facilmente intuire che Pioli sarà chiamato a riproporre un Milan d’attacco, una squadra in grado di schierare un centravanti, un trequartista, due centrocampisti pronti a buttarsi nell’area avversaria, due punte esterne (Leao e Chuku) e un terzino d’assalto. Per sostenere tutto questo ben di Dio il tecnico rossonero non ha molte alternative se non quella di abbandonare la difesa “bassa” e tornare ad alzare la linea, come accadeva prima. Anzi forse anche di più. La fragilità difensiva diventa dunque il vero grande rischio di questo nuovissimo Milan e per neutralizzarla il primo passo è quello di schierare difensori capaci di coprire un ampia porzione di campo e di giocare “alti”. Da questo punto di vista appare chiaro come rischiano di denunciare un potenziale disagio tattico difensori centrali come Kijaer e Thiaw (non a caso è stato ceduto Gabbia), che invece si erano esaltati nella strategia di difendere a ridosso della propria area proposta da febbraio in poi. Dall’altra parte, per sostenere una squadra molto sbilanciata, che potrebbe lasciare grandi spazi alle ripartenze avversarie, diventa fodnamentale recuperare il miglior Kalulu e riproporre la coppia di centrali dell’anno dello scudetto. Lui e Tomori tirati a lucido sono gli unici della rosa in grado di garantire a Pioli quell’equilibrio tattico che sará chiamato a ricercare da Bologna in poi. Ecco perché molto della stagione del Milan, soprattutto nella fase iniziale, dipenderá dal vero valore di Kalulu e dalla sua definitiva collocazione tattica al centro della difesa.
     

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