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    Milanmania, il gol di Vecino, il rigore di Calabria e il 'braccio' di Ibra: non è un complotto però...

    Milanmania, il gol di Vecino, il rigore di Calabria e il 'braccio' di Ibra: non è un complotto però...

    • Carlo Pellegatti
    Usare la parola “complotto” dopo gli ultimi sfortunati eventi non mi pare proprio il caso. Anche perché non credo che qualcuno stia cercando di evitare che il Milan arrivi… quinto o sesto. Rimane però il fatto che contro l’Inter sia stato convalidato un gol ai nerazzurri, quello di Vecino, che nessuno possa garantire fosse regolare al cento per cento.

    Altre divergenze di opinioni, senza una confortante unanimità, anche riguardo al rigore concesso alla Juventus su intervento di Calabria. Gli episodi di Firenze sono recentissimi: il braccio di Ibrahimovic è figlio di un contatto tra lo svedese e Castrovilli, che di fatto ha spinto il tronco di Ibra, braccio lungo il corpo compreso, verso la palla. Il rigore di Romagnoli ha generato una generale perplessità, ma soprattutto la sorpresa ha lasciato spazio a una profonda amarezza ,quando Calvarese ha deciso di non consultare il Var.

    Il Milan pareggia così contro una squadra dal primo al settantesimo minuto in difficoltà sul piano del palleggio, sul piano della organizzazione. in una partita dominata, anche senza molte occasioni da gol. Archiviata la questione arbitrale, che comunque è stata decisiva nella mancata conquista dei tre punti, è doveroso un esame per capire che cosa sia successo negli ultimi venti minuti, quando il Milan è  in superiorità numerica dopo l’espulsione di Dalbert

    Altra decisione, a dire il vero, cervellotica dei direttori di gara. Anch’io sono rimasto sorpreso per l’atteggiamento dei giocatori rossoneri, che hanno lasciato spazio e iniziativa ai viola, schierati da Iachini  con tre punte. L’ultimo Milan sembrava aver superato questi cali di tensione. Finalmente l’accusa di scarsa personalità del gruppo sembrava un argomento non più attuale. Contro la Juventus aveva ben reagito alla sconfitta contro l’Inter, che non paragonerei al finale di partita di Firenze. Nel successo di Torino era emerso uno spirito forte, una totale fiducia nel propri mezzi, qualità che avevano aiutato i milanisti a superare le difficoltà sul piano psicofisico.

    Invece sabato un radicale passo indietro sotto questo aspetto. Provo ad azzardare qualche motivo. L’uscita di Gabbia ha destabilizzato una difesa, che aveva ben retto i pallidi tentativi dei fiorentini. L’entrata di Saelemakers non è sembrata una grande idea, perché serviva piuttosto Calabria, un giocatore di grinta, corsa e esperienza per aiutare: sulla fascia, uno stanco Conti.

    La squadra ha così cominciato a perdere sicurezza e certezze, arretrando il baricentro. A questi problemi, va aggiunta una logica stanchezza perché i rossoneri sono stati impegnati in 4 partite in 13 giorni. Qualcuno poi spiegherà perché il Milan abbia giocato il lunedì e il sabato,  scelta di calendario  piuttosto… curiosa. Questo insieme di fattori  ha portato a questo brutto finale di una partita, largamente alla portata del Milan ,che deve rimandare ancora le speranze di agganciare qualche rivale più in alto in classifica e di distaccare le concorrenti al sesto posto. Oggi il poco lusinghiero traguardo alla portata del Milan di Stefano Pioli.     

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