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Milanmania: il caos societario manda all'aria l'ottimo lavoro di Pioli. Con buona pace di tutti, Gazidis è il futuro
Ecco la frittata! Cambiano i cuochi, ma puntuale arriva la frittata di primavera che rovina anche quel poco di buono cercato di costruire. Si torna al solito assioma, alla solita verità inconfutabile e assoluta. Quando nascono problemi all’interno del club, questi si riflettono sempre sulle prestazioni e sui risultati della squadra. Stefano Pioli è stato bravo a tenere compatto il gruppo, nonostante le difficoltà e la caratura non eccelsa della rosa. Di fronte però agli avvenimenti di una settimana rovinosa sul piano della immagine e della coesione della Società, il Milan si è sgretolato di fronte a un Genoa organizzato e volonteroso.
Ora, come tanti polli di Renzo che, mentre vengono portati al mercato, si beccano tra di loro, ogni tifoso del Milan ha una sua idea sul principale colpevole di questa situazione deflagrante, come ha confermato la sconfitta contro i rossoblù. Chi indica il fondo Elliott, perché avrebbe sbagliato la scelta dei manager. Altri già considerano come unico colpevole lo stesso Gazidis, per gli scarsi esiti del suo lavoro a livello di marketing, ma soprattutto perché ritenuto responsabile di aver avvallato le scelte di fondo in un mercato non sufficiente a colmare, almeno parzialmente, il gap con le avversarie. Non legando mai, di fatto, con i dirigenti approvati proprio da lui, Boban e Maldini.
Non è piaciuto, a una parte della tifoseria, la tempistica dello sfogo del dirigente croato, che ha accusato la società di ineleganza e mancanza di rispetto nell’aver contattato Ralf Rangnick nel momento più delicato della stagione. “Per amore del suo Milan, aspettare qualche settimana, no?!?”. si domandano in molti. Troppi i responsabili dunque per trovarne solo uno ,ma diventa comunque frustrante ritrovarsi in mezzo alle solite problematiche amare, confuse, stordenti. Ho ben in testa una soluzione ben chiara e credo incontestabile. Fino a quando la società rossonera non presenterà comunque nel suo organigramma, una catena di comando corta, con scelte filosoficamente logiche e coerenti, a livello tecnico e manageriale, difficilmente potrà apparire la luce tanto agognata in fondo al perenne buio.
Con buona pace dei suoi detrattori, Ivan Gazidis conserva ancora la stima della famiglia Singer. Ipotizzare quindi una sua rimozione dall’incarico è pura utopia. E Pioli? Quando verrà giudicato sul suo operato, bisognerà però considerare in quale situazione stia lavorando. Con un gruppo da gestire certamente non nelle migliori condizioni psicologiche perché probabilmente distratto dalle vicende societarie. La speranza, l’unica speranza che può essere coltivata nasce dall’augurio che le tribolazioni di questi mesi possano aver finalmente aiutato Ivan Gazidis - che, ripeto, non verrà toccato da alcuna rivoluzione- ad aver maturato la logica esperienza per guidare il Milan. Probabilmente sempre meno italiano e sempre più straniero. Forse è questo un altro grande problema. Se ,al contrario, non arriveranno i risultati auspicati, il fondo Elliott dovrà operare scelte ancora differenti. Ma ai tribolati tifosi rossoneri nessuno pensa mai?
Ora, come tanti polli di Renzo che, mentre vengono portati al mercato, si beccano tra di loro, ogni tifoso del Milan ha una sua idea sul principale colpevole di questa situazione deflagrante, come ha confermato la sconfitta contro i rossoblù. Chi indica il fondo Elliott, perché avrebbe sbagliato la scelta dei manager. Altri già considerano come unico colpevole lo stesso Gazidis, per gli scarsi esiti del suo lavoro a livello di marketing, ma soprattutto perché ritenuto responsabile di aver avvallato le scelte di fondo in un mercato non sufficiente a colmare, almeno parzialmente, il gap con le avversarie. Non legando mai, di fatto, con i dirigenti approvati proprio da lui, Boban e Maldini.
Non è piaciuto, a una parte della tifoseria, la tempistica dello sfogo del dirigente croato, che ha accusato la società di ineleganza e mancanza di rispetto nell’aver contattato Ralf Rangnick nel momento più delicato della stagione. “Per amore del suo Milan, aspettare qualche settimana, no?!?”. si domandano in molti. Troppi i responsabili dunque per trovarne solo uno ,ma diventa comunque frustrante ritrovarsi in mezzo alle solite problematiche amare, confuse, stordenti. Ho ben in testa una soluzione ben chiara e credo incontestabile. Fino a quando la società rossonera non presenterà comunque nel suo organigramma, una catena di comando corta, con scelte filosoficamente logiche e coerenti, a livello tecnico e manageriale, difficilmente potrà apparire la luce tanto agognata in fondo al perenne buio.
Con buona pace dei suoi detrattori, Ivan Gazidis conserva ancora la stima della famiglia Singer. Ipotizzare quindi una sua rimozione dall’incarico è pura utopia. E Pioli? Quando verrà giudicato sul suo operato, bisognerà però considerare in quale situazione stia lavorando. Con un gruppo da gestire certamente non nelle migliori condizioni psicologiche perché probabilmente distratto dalle vicende societarie. La speranza, l’unica speranza che può essere coltivata nasce dall’augurio che le tribolazioni di questi mesi possano aver finalmente aiutato Ivan Gazidis - che, ripeto, non verrà toccato da alcuna rivoluzione- ad aver maturato la logica esperienza per guidare il Milan. Probabilmente sempre meno italiano e sempre più straniero. Forse è questo un altro grande problema. Se ,al contrario, non arriveranno i risultati auspicati, il fondo Elliott dovrà operare scelte ancora differenti. Ma ai tribolati tifosi rossoneri nessuno pensa mai?