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    Milanmania: chiacchierata con Brocchi che aspetta Silvio e pensa alla Lega Pro

    Milanmania: chiacchierata con Brocchi che aspetta Silvio e pensa alla Lega Pro

    • Luca Serafini
    Una chiacchierata estiva con Cristian Brocchi. Di calcio. Dei 40 giorni più difficili della sua vita alle spalle. Del suo metodo con i giovani, della gioia di andare al campo la mattina, del significato di essere al Milan per così tanti anni prima da giocatore poi da allenatore, del modulo che nelle giovanili è sempre stato il 4-3-3 ed era cambiato solo a gennaio. Della chiamata cui non si può dire di no, ovviamente, naturalmente. Non sarebbe poi così difficile da capire. E poi della gestione di un gruppo difficile, in buona parte asettico, nel mezzo tra una proprietà imbolsita e una tifoseria inferocita, nel mezzo tra la sua inesperienza, il suo entusiasmo, le sue delusioni. Consapevole che dopo la Sampdoria niente ha più girato come avrebbe dovuto e voluto, un anelito in finale con la Juve e niente più. Una chiacchierata onesta e consapevole. Se sia un buon allenatore o no, deciderà il tempo. Ora attende di sapere il suo destino: che sia al Milan, o in altrove (la chiamata di un direttore sportivo di serie A lo ha consolato e gratificato), ma anche in Lega Pro se necessario.

    Con esperienze e percorsi diversi, chi con il tempo di fare gavetta, di misurarsi, di sfidare, chi con maggiore presunzione, Massimo Oddo e Rino Gattuso stanno vivendo giorni di adrenalina pura, vicini a un sogno che non va chiamato tale se inseguito con cocciutaggine, impegno, anche sacrifici perché no. Il Milan ha sempre prodotto ottimi o grandi allenatori, per oltre mezzo secolo: da Liedholm a Cesarone a Trapattoni, da Scala a Bianchi a Bigon, fino a Capello, Ancelotti, Donadoni. Ha finto di tornare a cercarli dal 2009, poi invece ha cominciato a buttarne un paio sulla graticola, certamente non per riconoscenza né affetto né perché la società fosse convinta meritassero un’opportunità. Parliamo di Inzaghi e Seedorf. Li ha sacrificati esclusivamente per convenienza.

    Brocchi infine è una scommessa che Berlusconi ha fatto anche sulla sua pelle e nella quale dice di voler credere ancora, nel caso. Se questo – senza di mezzo i cinesi – fosse l’indicatore di un ritorno a una filosofia antica, andrebbe accettata. E poi difesa, sostenuta, protetta. In questo senso purtroppo la sintonia tra la proprietà e Galliani non è più tale da tempo, infatti sbocciano le ipotesi di Giampaolo, Montella, Emery che Berlusconi nemmeno sa chi siano. Così come Allegri e Mihajlovic, ma questo già fa parte del passato remoto.     

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