Milanmania: che ambizione i cinesi, ma occhio, ora scelgano gli uomini giusti
Non sarà un processo breve né facile, i tifosi anzitutto devono esserne consapevoli. Il primo passo sarà quello di sostituire il management sportivo perché serve qualcuno con competenze e conoscenze profonde per poter insegnare loro il Milan, anzitutto, e il calcio europeo. I cinesi hanno di norma la cultura di irrompere con i loro prodotti, la loro cultura e le loro tradizioni. Mentre provano da anni a rendere popolare il pallone a casa loro, provano per la prima volta a cimentarsi a livelli altissimi in Europa. Affrontano una concorrenza che ha oggi ha meno risorse rispetto a pochi lustri orsono, circoscritte a un pugno di società finanziariamente e sportivamente dominanti, ma un mercato assai più variegato ed esteso (basti pensare alla crescita tedesca e francese anche in tema di diritti televisivi, stadi, sviluppo dell'interesse popolare). Il campionato italiano contendeva la leadership alla Premier, oggi è al quinto posto. Da qui bisogna ricominciare: riportare un club come il Milan (e l'Inter, perché no?) ad essere competitivo prima con Roma e Napoli, poi con la Juventus, ridarebbe impulso a un movimento ridotto ai minimi termini.
Partono ambiziosi, i cinesi del Milan. Dovranno essere umili invece, perché l'impresa di ricostruzione che li attende non è solo una questione di soldi, ma soprattutto di scelte. Scelte di uomini, manager e solo alla fine anche di calciatori perché la squadra così com'è non può fare più di tanta strada.
L'accoglienza non è scettica né impaurita, c'è più curiosità che diffidenza. Come detto più volte, un primo passo fondamentale sarebbe riportare in società qualcuno che ha contribuito a renderla grande sul campo, perché la loro passione, la loro conoscenza, la loro credibilità rispetto ciascuno alle proprie competenze, possono essere decisive per riavvicinare il Milan, prima che al valore degli avversari, all'amore dei propri tifosi.