Milanmania: Berlusconi, sveglia! Bisogna rispondere ai botti dell'Inter
E adesso che si fa? Dopo la notizia della chiusura della trattativa che porterà il talentuoso centrocampista croato Marcelo Brozovic all'Inter (il terzo colpo di Roberto Mancini dopo Podolski e Shaqiri), i tifosi del Milan si guardano smarriti e si chiedono cosa aspettino Berlusconi e Galliani a rispondere alle mosse di mercato delle principali concorrenti per il terzo posto. Tolte le operazioni in entrata (che potrebbero non essere finite qui) dei cugini nerazzurri, anche Napoli e Fiorentina si sono mosse concretamente sul mercato, con gli arrivi di Gabbiadini e Strinic da una parte e di Diamanti e (probabilmente) Gilardino dall'altra. Persino la Sampdoria di uno scatenato Ferrero ha messo le mani su Muriel, Samuel Eto'o e sul talento argentino Correa per rinforzare il reparto d'attacco e nelle ultime ore si è inserito anche per il centrocampista dell'Atalanta Daniele Baselli.
BASTA PAROLE - Ai sostenitori rossoneri tocca invece leggere le ennesime sconcertanti parole di sostegno alla squadra del presidente Berlusconi nella consueta e inutile visita pastorale in quel di Milanello: "Non dovete demoralizzarvi perché io ho detto e lo ripeto che non cambierei mai questa rosa con nessun altra rosa di una squadra italiana. Sono felice della rosa che ha il Milan. Dovete essere consapevoli di ciò, non aver malinconie e paure perchè nel calcio ci sono momenti buoni e momenti meno buoni. Ricordatevi che il Presidente e tutta la società hanno la massima fiducia nell’allenatore e in tutti voi", ha avuto il coraggio di dichiarare quest'oggi il numero 1 rossonero. I soliti slogan, il solito training autogeno per convincersi di essere ancora uno squadrone in grado di mettere in soggezione qualsiasi avversario, quando la realtà dice che gli uomini di Inzaghi hanno vinto solo 2 delle ultime 13 partite di campionato, che il ritardo dalla Juventus capolista è già di 20 punti, di 15 dalla Roma seconda, di 7 dalla coppia Napoli-Sampdoria che attualmente occupa la terza posizione.
Il mercato di gennaio ha portato in dote, per il momento, un Alessio Cerci da rilanciare completamente nel fisico e nell'autostima dopo i 5 mesi buttati all'Atletico Madrid (e ora che torna anche Honda dalla Coppa d'Asia, chi resta fuori?) e la scommessa Suso (giocatore interessante ma pur sempre un '93 che il Liverpool ha scaricato senza troppi complimenti), mentre le trattative per un nuovo terzino sinistro, per un centrocampista di qualità e per un centravanti puro (Osvaldo?) si svilupperanno solo nelle ultime ore utili di mercato e alle solite condizioni imposte da Galliani, parametro o prestito con diritto di riscatto. Con queste prospettive, con questo tipo di ambizioni, come si pensa di riportare una società del blasone del Milan ai livelli a lei più consoni? Come si può pretendere unità di intenti, chiamando a raccolta quei tifosi che hanno da tempo abbandonato gli spalti di San Siro, esasperati da anni di promesse e parole e portate via dal vento? Se davvero Berlusconi non ha intenzione di cedere la società e crede ancora nella possibilità di rilanciarlo, è il momento di dimostrarlo in modo tangibile. Altrimenti, per rispetto nei confronti di tutti, è meglio farsi da parte o, semplicemente, contare fino a dieci prima di aprire la bocca.
BASTA PAROLE - Ai sostenitori rossoneri tocca invece leggere le ennesime sconcertanti parole di sostegno alla squadra del presidente Berlusconi nella consueta e inutile visita pastorale in quel di Milanello: "Non dovete demoralizzarvi perché io ho detto e lo ripeto che non cambierei mai questa rosa con nessun altra rosa di una squadra italiana. Sono felice della rosa che ha il Milan. Dovete essere consapevoli di ciò, non aver malinconie e paure perchè nel calcio ci sono momenti buoni e momenti meno buoni. Ricordatevi che il Presidente e tutta la società hanno la massima fiducia nell’allenatore e in tutti voi", ha avuto il coraggio di dichiarare quest'oggi il numero 1 rossonero. I soliti slogan, il solito training autogeno per convincersi di essere ancora uno squadrone in grado di mettere in soggezione qualsiasi avversario, quando la realtà dice che gli uomini di Inzaghi hanno vinto solo 2 delle ultime 13 partite di campionato, che il ritardo dalla Juventus capolista è già di 20 punti, di 15 dalla Roma seconda, di 7 dalla coppia Napoli-Sampdoria che attualmente occupa la terza posizione.
Il mercato di gennaio ha portato in dote, per il momento, un Alessio Cerci da rilanciare completamente nel fisico e nell'autostima dopo i 5 mesi buttati all'Atletico Madrid (e ora che torna anche Honda dalla Coppa d'Asia, chi resta fuori?) e la scommessa Suso (giocatore interessante ma pur sempre un '93 che il Liverpool ha scaricato senza troppi complimenti), mentre le trattative per un nuovo terzino sinistro, per un centrocampista di qualità e per un centravanti puro (Osvaldo?) si svilupperanno solo nelle ultime ore utili di mercato e alle solite condizioni imposte da Galliani, parametro o prestito con diritto di riscatto. Con queste prospettive, con questo tipo di ambizioni, come si pensa di riportare una società del blasone del Milan ai livelli a lei più consoni? Come si può pretendere unità di intenti, chiamando a raccolta quei tifosi che hanno da tempo abbandonato gli spalti di San Siro, esasperati da anni di promesse e parole e portate via dal vento? Se davvero Berlusconi non ha intenzione di cedere la società e crede ancora nella possibilità di rilanciarlo, è il momento di dimostrarlo in modo tangibile. Altrimenti, per rispetto nei confronti di tutti, è meglio farsi da parte o, semplicemente, contare fino a dieci prima di aprire la bocca.