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Milan ultimo in Serie A per palloni recuperati e duelli vinti: Fonseca chiede aiuto a Sinner
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Paulo Fonseca è questo. Prendere o lasciare. Chi lo descriveva e lo descrive tuttora come uomo dal temperamento mite e dunque yesman per definizione, non aveva colto una sfumatura nemmeno troppo secondaria dell’allenatore del Milan. Andare dritto al problema e parlare chiaro, in pubblico come in privato, senza nascondere e senza fare sconti. Anche ai suoi calciatori, come abbiamo visto in occasione dei famigerati casi Leao e Theo Hernandez o quando ha provato a spiegare le difficoltà di alcuni calciatori come Pavlovic e Loftus-Cheek. In occasione della conferenza stampa di presentazione del big match di San Siro contro la Juventus (ore 18 di sabato 23 novembre), ha preso in prestito dal ct della Nazionale Luciano Spalletti il paragone con l’uomo del momento dello sport italiano, Jannik Sinner. Nei giorni scorsi, in occasione del trionfo alle ATP Finals di Torino, il tecnico portoghese ha avuto modo di incontrare il numero uno del tennis mondiale e ha raccolto quanto bastava per ripresentarsi a Milanello, dai suoi giocatori, con validi argomenti per suonare la carica.
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“Ha tante cose buone che vorrei vedere in squadra. Non sbaglia quasi mai, ha una capacità di concentrazione impressionante. Mi piacerebbe vedere lo stesso nella mia squadra? Ovviamente, è il numero uno”. Il messaggio è chiaro è sarà ribadito a più riprese da Fonseca nel corso della conferenza stampa. Nella quale l’accento è stato riposto più volte sul vero problema che ha afflitto sino a questo punto della stagione il suo Milan e che lui e il suo staff confidano di risolvere. Perché, al netto delle parole prudenti e del tentativo di togliere pressione ai propri calciatori, la partita contro la Juventus è da vincere per mille motivi. Per ripartire dall’ennesimo scivolone, quello contro il Cagliari prima della sosta, perché la squadra di Motta è una diretta rivale per le posizioni di vertice e perché i punti iniziano a pesare da adesso. Per la classifica e per il morale, per dare senso ad una stagione che non è ancora decollata, soprattutto in campionato.
Zlatan Ibrahimovic nei giorni scorsi ha chiesto equilibrio, parola chiave per non alternare più prestazioni clamorose come quelle nel derby e a Madrid ad esibizioni difficili da comprendere come quella di Cagliari. Paulo Fonseca condivide in pieno e individua due cause per darsi una spiegazione, ma soprattutto per trovare la soluzione. Una di natura tattica e una di natura psicologica. Se per la prima la ricetta è una soltanto, quella del lavoro sul campo - “ll nostro problema è difensivo. Abbiamo lavorato tanto sulla linea difensiva e su cosa migliorare. Penso che la squadra possa progredire. In queste due settimane quasi solo lavoro sulla linea difensiva perché ho avuto a disposizione quasi tutti i difensori” - sul secondo il tecnico portoghese ha giocato nuovamente a carte scoperte. Richiamando i suoi giocatori ad un cambio di passo, doveroso per non vivere un’altra stagione di rimpianti.
“È una questione di concentrazione e di atteggiamento. Il modo come vediamo le partite contro le squadre più "piccole". È una questione mentale per me. Stiamo lavorando, stiamo parlando. È parlando con i giocatori che possiamo cercare questo equilibrio. Quando parliamo di problemi difensivi parliamo tanto dei difensori, ma non solo i difensori. Se non pressiamo bene in avanti i giocatori hanno più tempo la palla scoperta. È un problema mentale e di concentrazione”. E ancora, rispondendo a chi fa notare che il Milan è ultimo in Serie A per palle recuperate e duelli vinti: “Non siamo una squadra molto aggressiva nel momento difensivo. Questi recuperi però avvengono su tutto il campo: noi siamo la squadra con più azioni di pressing offensivo. Ma difensivamente non siamo una squadra molto aggressiva, anche per caratteristiche dei giocatori. Stiamo lavorando per portare questa aggressività nei duelli. In questa settimana abbiamo lavorato in tante situazioni di uno contro uno, stiamo lavorando per migliorare anche in questo”. Il messaggio è chiarissimo e va oltre la singola scelta - Gabbia o Thiaw al fianco di Tomori, Musah piuttosto che Loftus-Cheek nel terzetto di centrocampo con Fofana e Reijnders - e arriva soprattutto dritto al cuore di chi è chiamato a togliere il Milan da questa situazione ibrida e a metà strada. I giocatori. Questo è Fonseca, prendere o lasciare.
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“Ha tante cose buone che vorrei vedere in squadra. Non sbaglia quasi mai, ha una capacità di concentrazione impressionante. Mi piacerebbe vedere lo stesso nella mia squadra? Ovviamente, è il numero uno”. Il messaggio è chiaro è sarà ribadito a più riprese da Fonseca nel corso della conferenza stampa. Nella quale l’accento è stato riposto più volte sul vero problema che ha afflitto sino a questo punto della stagione il suo Milan e che lui e il suo staff confidano di risolvere. Perché, al netto delle parole prudenti e del tentativo di togliere pressione ai propri calciatori, la partita contro la Juventus è da vincere per mille motivi. Per ripartire dall’ennesimo scivolone, quello contro il Cagliari prima della sosta, perché la squadra di Motta è una diretta rivale per le posizioni di vertice e perché i punti iniziano a pesare da adesso. Per la classifica e per il morale, per dare senso ad una stagione che non è ancora decollata, soprattutto in campionato.
Zlatan Ibrahimovic nei giorni scorsi ha chiesto equilibrio, parola chiave per non alternare più prestazioni clamorose come quelle nel derby e a Madrid ad esibizioni difficili da comprendere come quella di Cagliari. Paulo Fonseca condivide in pieno e individua due cause per darsi una spiegazione, ma soprattutto per trovare la soluzione. Una di natura tattica e una di natura psicologica. Se per la prima la ricetta è una soltanto, quella del lavoro sul campo - “ll nostro problema è difensivo. Abbiamo lavorato tanto sulla linea difensiva e su cosa migliorare. Penso che la squadra possa progredire. In queste due settimane quasi solo lavoro sulla linea difensiva perché ho avuto a disposizione quasi tutti i difensori” - sul secondo il tecnico portoghese ha giocato nuovamente a carte scoperte. Richiamando i suoi giocatori ad un cambio di passo, doveroso per non vivere un’altra stagione di rimpianti.
“È una questione di concentrazione e di atteggiamento. Il modo come vediamo le partite contro le squadre più "piccole". È una questione mentale per me. Stiamo lavorando, stiamo parlando. È parlando con i giocatori che possiamo cercare questo equilibrio. Quando parliamo di problemi difensivi parliamo tanto dei difensori, ma non solo i difensori. Se non pressiamo bene in avanti i giocatori hanno più tempo la palla scoperta. È un problema mentale e di concentrazione”. E ancora, rispondendo a chi fa notare che il Milan è ultimo in Serie A per palle recuperate e duelli vinti: “Non siamo una squadra molto aggressiva nel momento difensivo. Questi recuperi però avvengono su tutto il campo: noi siamo la squadra con più azioni di pressing offensivo. Ma difensivamente non siamo una squadra molto aggressiva, anche per caratteristiche dei giocatori. Stiamo lavorando per portare questa aggressività nei duelli. In questa settimana abbiamo lavorato in tante situazioni di uno contro uno, stiamo lavorando per migliorare anche in questo”. Il messaggio è chiarissimo e va oltre la singola scelta - Gabbia o Thiaw al fianco di Tomori, Musah piuttosto che Loftus-Cheek nel terzetto di centrocampo con Fofana e Reijnders - e arriva soprattutto dritto al cuore di chi è chiamato a togliere il Milan da questa situazione ibrida e a metà strada. I giocatori. Questo è Fonseca, prendere o lasciare.
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Commenti
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Fai giocare Sinner al posto di Emerson Royal che è meglio