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Milan, Tomori: 'Chelsea? Potrei vivere una favola a Milano. Ibra, il derby e Maldini...'
IBRAHIMOVIC - "C'è un'atmosfera particolare intorno a Zlatan. E' un leader e ha presenza, ma è diverso dalla sua immagine pubblica. Ha 39 anni e ha vinto tutti quei trofei e segnato tutti quei gol, e continua a dire: 'Difenderemo insieme. Quando vado, vieni con me. Quando facciamo gol, festeggiamo insieme'. Ogni giorno prima dell'allenamento è in palestra a fare core. Una volta, uno dei preparatori disse: 'Sì, unisciti a Zlatan in una core sessione'. Ed è stata dura! Alla sua età, non gestisce solo se stesso ma trasina chiunque altro con sé e fissa gli standard. E ha una fiducia in se stesso che aiuta a tirare fuori fiducia in se stessi in tutta la squadra".
L'ARRIVO AL MILAN - "Il mio agente mi disse che il Milan voleva parlarmi e aveva chiesto se io sapessi chi fosse il direttore tecnico. Mi disse che era Paolo Maldini e io ero tipo: 'Oh'. Ovviamente non potevo dire di no, quindi ho detto: 'Sì, parliamone certo'. Allora abbiamo organizzato una chiamata via zoom e lui era nello schermo di fronte a me. Io ero tipo: 'Wow'. Mi ha parlato in un inglese perfetto ed è stato surreale, strano. Ho chiuso la chiamata e pensavo: 'Wow, ho appena parlato con Paolo Maldini'. L'unica cosa sui cui avevo bisogno di riflettere era trasferirmi in un altro Paese, ma a parte quello ero già dentro".
MALDINI - "E' al centro d'allenamento ogni giorno. Dopo le partite anche e dice sempre: 'Congratulazioni, ben fatto'. Anche se è un commento di sfuggita, il fatto che io sia un difensore che arrivi da lui, ti riempie di orgoglio. E' come se Lionel Messi dicesse ben fatto a un giovane attaccante. E' speciale".
DERBY - "Per tutta la città ci sono posti in cui vai e trovi scritte in rossonero, altri posti in cui le scritte sono nerazzurre. Non è Londra, dove ci sono cinque, sei, sette squadre. Qui è solo Milan e Inter, due club enormi, quindi chiunque vince comanda in città. Lo chiamano solo 'il Derby'. Non è il derby di Milano o la partita tra Milan e Inter: è 'il Derby', è la Partita".
DIFENSORI INGLESI - "So bene che l'Italia è famosa per produrre i migliori difensori al mondo. La Serie A ha i difensori migliori del mondo, lo so. Loro si fregiano del posizionamento e della filosofia difensiva, essere in grado di pensare dove sei in un punto specifico o perché sei lì o dove devi passare la palla. Dove devi essere in relazione a un'altra persona, che è diverso rispetto alla Premier League. In Premier c'è molto istinto, alta velocità e molto lavoro fisico. Sono cresciuto con quello ed è adatto a me, ma essere qui e imparare come l'allenatore vuole che io giochi, penso di più al mio gioco. Era molto attraente e sto davvero provando a gustarmi l'esperienza e a migliorare me stesso il più possibile, finché sarò qui".
PERCHE' NON GIOCAVA AL CHELSEA - "Improvvisamente ero fuori dalla squadra e non so perché. Pensavo di dover solo lavorare duro. Poi sono andato a parlare con l'allenatore e ha detto: "Devi solo lavorare più duramente". L'ho accettato e ho pensato che era quello che dovevo fare. Mentalmente è stato difficile, perché vuoi solo giocare e sentirti parte della squadra. Ed è stato difficile per me perché non mi sentivo davvero parte della squadra e mi chiedevo cosa fosse successo. Cercavo di fare di più e spingermi oltre i limiti, ma in quel momento nulla sembrava funzionare e nulla mi veniva spiegato. E' stato frustrante. Il 2020 è stato molto difficile, specialmente per come il 2019 era andato per me giocando. Passare da 100 a zero e non saperne la ragione, è stato molto impegnativo".
ALTRE OFFERTE EVERTON E WEST HAM NELL'ESTATE DEL 2020 - "Pensavo che, per come erano andati i sei mesi precedenti, la cosa migliore per me fosse andare in prestito, accumulare partite e tornare al Chelsea con una stagione intera in Premier League alle spalle. Ero pronto ad andare ma non mi fu consentito perché l'allenatore diceva che rientravo nei suoi piani. Poi, a poche ore dalla deadline, ricevetti una chiamata in cui mi dissero che l'allenatore aveva dato il suo ok perché andassi al West Ham ed è stato uno shock perché non era mai entrato nelle conversazioni. Mi piace pensare di essere una persona logico e, con mio padre e il mio agente, il mio piano era che se non fossi andato all'Everton, dovevo prepararmi a restare al Chelsea. Quando arrivò l'offerta del West Ham, era troppo tardi per cambiare idea senza tempo per pensarci".
ESCLUSO CON LAMPARD - "Sono grado per le opportunità che mi ha datto. Forse per la nostra relazione l'avrei accettato, ma dal mio punto di vista, per la storia condivisa, sentivo la cosa in modo più personale e difficile da capire. Non so cosa sia successo, non mi è stato spiegato nulla. Poco dopo essermi unito al Milan, Lampard mi ha mandato un messaggio positivo. E' stata una situazione insolita, io nn ero più al Chelsea e lui non era l'allenatore. Con tutto quello che era successo, è stato bello che sia preso del tempo per farlo. L'ho apprezzato. Non direi che nutro cattivi sentimenti per lui, è solo così. Ho imparato a guardare avanti e sono più forte per l'esperienza. E' stato un momento impegnativo a livello mentale, ma portare avanti quel pensiero non sarebbe stato un bene per me. Ho giurato a mestesso che ora che sono a Milano, nei prossimi mesi o finché sarà, dovrò restare concentrato su quello sto facendo qui".
FAVOLA - "Tutti vorrebbero vivere una favola, ma il calcio e la vita non sono una favola. Non dico che non sarò mai più al Chelsea. Ma ora non sono un giocatore del Chelsea, sono al Milan e devo essere concentrato qui e, chissà, potrei avere una favola a Milano".
NAZIONALE - "Ho ricevuto alcuni messaggi da persone che si congratulavano con me per il trasferimento e mi auguravano buona fortuna. Spero di fare abbastanza bene, così potrò rivederli tutti a St. George's Park, ma al momento devo solo concentrarmi sulle prestazioni. Giocare ad alti livelli è quello che mi serve per entrare nei discorsi della nazionale o per dire: 'Posso entrare nella squadra per l'Europeo'. La prossima sosta per le nazionali, se non verrò chiamato, non mi fermerò. Andrò avanti a fare quello che posso e quel che succederà in estate succederà. Una ragione per cui sono qui è che volevo giocare per entrare nei pensieri del ct dell'Inghilterra. Voglio ancora giocare per la nazionale".