I 22 anni compiuti lo scorso 2 settembre e i 60 gol segnati in 135 presenze con la maglia rossonera. Finora sono stati questi gli alibi di cui ha goduto Pato, che peraltro ha pure avuto a che fare con una lunga serie di infortuni. Ma dopo l’ennesima prova abulica e indolente a Bologna, l’universo milanista ha cominciato a chiedersi quanto ancora sia lecito aspettare per la sua definitiva esplosione. O se sia il caso di percorrere altre strade, tenendo comunque conto del suo legame con Barbara Berlusconi. Già perché la carriera del Papero è stata costellata da straordinari exploit oppure flash folgoranti all’interno di una stessa gara, ma senza mai avere la continuità ad altissimo livello che dovrebbero avere o che ci si attende dai grandi campioni. Nessuno discute i suoi mezzi e le sue qualità, comunque eccezionali, semmai la costanza, l’applicazione e la concentrazione durante le partite. Troppe volte, come domenica al Dall’Ara, il brasiliano è parso un corpo estraneo rispetto al resto della squadra, addirittura un semplice spettatore di ciò che sta avvenendo sul terreno di gioco.

SEMPRE FIDUCIA - Ebbene, il Milan e Allegri possono ancora permettersi di insistere su di un giocatore che dovrebbe sempre entrare in campo per spaccare il mondo e che, invece, non si sa mai se parteciperà o se resterà ai margini? Appena rientrato dall’ultimo infortunio muscolare (50 giorni di stop), Pato ha immediatamente incassato la fiducia del tecnico rossonero. Due spezzoni, alzandosi dalla panchina, con Fiorentina e Barcellona (ottimo il primo e da dimenticare il secondo) e poi sempre titolare con Chievo, Viktoria Plzen e Bologna. Lo sarebbe stato anche in casa del Genoa, se non fosse incappato in un attacco influenzale. Il risultato è stato che dopo una prestazione positiva ne è immediatamente seguita una pesantemente negativa.