Milan, senti Guidolin: 'Ki è un giocatore completo'
Mister, che giocatore è Sung-Yong Ki?
“E’ un centrocampista completo: è abile a giocare in un centrocampo a due, anche se gioca meglio in un reparto a tre, da mezzala destra o sinistra. Fisicamente, però, è ben strutturato, alto 187-188 centimetri, mi pare, quindi può giocare anche a due. Ha buona gamba, fisicità ottima, buone qualità: è un giocatore che sa legare il gioco, vede il gioco e sa fare gioco”.
Nel 4-3-3 di Gennaro Gattuso in che posizione lo collocherebbe?
“A quello ci dovrà pensare Gattuso, eventualmente, non è un ambito non sono di mia competenza. Conosco comunque bene il giocatore: non sempre è continuo nell’esprimere le sue qualità, ma le ha, da giocatore vero. Almeno è quello che ho potuto vedere nel periodo in cui l’ho allenato”.
Che ragazzo è, invece, Sung-Yong Ki, dal punto di vista umano?
“E’ un ragazzo d’oro, uno a posto: è molto educato, molto disciplinato. Un tipo serio, che si fa ben volere. E’ da vedere, però, come andrebbe la sua integrazione in una nuova città, una nuova realtà, un campionato diverso, in un altro clima oltre che in un nuovo spogliatoio. Ma è certamente un bravo ragazzo”.
Ha un aneddoto particolare che la lega a lui?
“Ho avuto piacere di vedere lo Swansea dal vivo contro il Burnley, circa un mese fa, una partita risolta proprio da un suo gol. Gli ho portato bene! A lui come allo Swansea e sono stato molto contento di salutarlo alla fine della partita”.
Che ricordi ha della sua esperienza personale nel club gallese?
“Sono stato benissimo, Credo di aver fatto bene, soprattutto il primo anno, quando sono subentrato a gennaio. Lo Swansea navigava in pessime acque, così come è successo quest’anno con l’allenatore portoghese Carlos Carvalhal. L’ho preso al 17esimo posto in Premier League, ad un punto dalla retrocessione, e siamo arrivati al 12esimo. Un’esperienza sicuramente buona. Poi è cambiata la proprietà, ho avuto qualche problema. Ma senza dubbio è stata un’esperienza positiva”.
C’è mai stato un momento storico nella sua carriera in cui è stato vicino al Milan?
“No, direi di no. La mia carriera è stata piuttosto lunga, ma mi pare di no. Altri club del livello del Milan mi hanno cercato, sì, ma non la società rossonera”.
C’è possibilità di rivederla presto su una panchina di Serie A?
“Non si può mai dire mai nella vita. Io vivo molto sereno in questo periodo della mia vita. Mi rendo conto di essere nella ‘fase finale’ della mia carriera di allenatore, però mi piacerebbe una nuova esperienza all’estero, dopo averne fatte solo due (oltre lo Swansea, il Monaco, nella stagione 2005-2006, n.d.r.). o una Nazionale. Una Nazionale, non ‘la Nazionale’. Poi se capita un bel progetto in Serie A, certamente lo prenderei in considerazione”.