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MILAN SCUDETTO - I meriti di Elliott: il risanamento dei conti, la scelta di Gazidis-Maldini e il mercato dei 'no'
L'EREDITA' DI LI, LA FIGURA DI GAZIDIS E LA CESSIONE IN VISTA - In attesa ci capire al meglio cosa avverrà dal punto di vista societario per quanto concerne la possibile cessione della società, con Investcorp e Red Bird a darsi battaglia, Elliott Management Corporation, dopo aver rilevato le quote di maggioranza in seguito all'addio del cinese Yonghong Li, ha sfruttato l’escussione del pegno per il mancato rimborso del prestito da 180 milioni, assicurandosi così la totale gestione dell’asset, ponendo come fulcro centrale la figura di Ivan Gazidis, amministratore delegato proveniente dall’Arsenal, figura dapprima contestata ma poi di svolta per la Serie A, nell’ambito di sport e finanza.
DAL POSSIBILE FALLIMENTO AL 'METODO ELLIOTT' - Si è così passati dal debito societario che stava portando al fallimento ai dati di bilancio eccellenti degli ultimi riscontri: al 30 giugno 2021 l’indebitamento finanziario netto del Milan era pari a 96 milioni, di gran lunga inferiore a quello delle altre due rivali storiche, 374 milioni per l’Inter, 389 milioni per la Juventus, grazie all’aumento di capitale ed ai versamenti di liquidità nel club effettuati dalla famiglia Singer, 560 milioni versati a titolo di "equity". Si tratta del’acquisto di azioni sul mercato da parte dell’azienda, allo scopo di ottenere dividendi dal proprio capitale sociale, che hanno garantito il basso indebitamento, visto che Elliott ha escluso rapporti dirette con le banche. Lo scudetto fa da preludio a un bilancio annunciato in ulteriore miglioramento anche quest’anno, grazie a una politica di autosostenibilità, tra scelte di mercato, politica dei giovani, di ingaggi contenuti e di sponsoring aggressiva, con 27 fra nuovi accordi e rinnovi di quelli in essere da agosto 2020 a oggi.
LA SCELTA DI MALDINI E MASSARA E IL 'MERCATO DEI NO' - Il resto è frutto della gestione sportiva. Scelte oculate, a volte contestate ma vincenti, in campo e sul mercato: la decisione di affidarsi a Paolo Maldini e Frederic Massara, dopo il burrascoso addio a Zvonimir Boban; il tetto sugli ingaggi, con le situazioni tanto vituperate dei mancati rinnovi a Donnarumma e Kessie e il conseguente rimprovero della svalutazione di asset tecnici importanti, etichettato come il "mercato dei no". Ma a bilancio conta maggiormente non aumentare le spese e con questi dettami la spesa sportiva, ovvero stipendi più ammortamenti, si è ridotta di 33 milioni tanto da dimezzare le perdite, nonostante la pandemia e la chiusura degli stadi nel 2020/2021. I colpi di genio sul mercato, come l'idea di puntare su Mike Maignan, tra i migliori calciatori del campionato e motlo meno costoso di Donnarumma, o il riscatto di Tonali, voluto fortemente dallo stesso Maldini, che ha dovuto convincere la proprietà, e decisivo nella conquista del titolo.
LA POLITICA DI 'AUTOSOSTENIBILITA' - Scenario quasi clamoroso, se si pensa che il Milan è la società con meno ricavi e plusvalenze dalle cessioni di calciatori: solo 53 milioni, contro i 328 della Juventus, ma Gazidis punta piuttosto sul consolidamento dell’asset e sulla valorizzazione dei propri talenti, mantenendo parametri e costi quasi intatti, agevolati dai ricavi giunti dalla riapertura di San Siro e dal ritorno in Champions League. A prescindere dalla cessione, il progetto di Elliott punta all’autosostentamento del club entro i prossimi 2-3 anni, grazie al risanamento dei conti. La seconda stella può essere più vicina di quello che si pensa.
@AleDigio89