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    Milan, Piatek a secco: 'la maledizione di Inzaghi' non c'entra, il mercato sì

    Milan, Piatek a secco: 'la maledizione di Inzaghi' non c'entra, il mercato sì

    • Alberto Cerruti
      Alberto Cerruti
    Sono bastate due partite e due sconfitte del Milan senza gol all’attivo, contro il Bayern Monaco e il Benfica, per mettere, o meglio rimettere, in discussione Piatek. Così va il calcio di oggi, in cui tutti gli ultimi arrivati, o in arrivo, in campo e in panchina, sono sempre migliori di quelli che c’erano prima. E allora non ci meravigliamo se il grande acquisto dell’inverno scorso, il centravanti polacco Piatek, strappato alla concorrenza per 40 milioni, è il più criticato nel nuovo Milan di Giampaolo. Un discorso che si collega al finale della scorsa stagione, quando il calo del Milan di Gattuso, scivolato dal terzo al quinto posto, coincise con quello di Piatek.

    Allora l’ex genoano giocava con la maglia numero 19 perché, quando arrivò a Milanello, Leonardo disse che avrebbe dovuto meritarsi quella con il numero 9. Un modo per stimolarlo ma anche, se non soprattutto, un tributo alla scaramanzia perché sul Milan, da Berlusconi a Scaroni, passando attraverso il misterioso mister Li, aleggiava la cosiddetta “maledizione di Inzaghi”, visto che dopo il ritiro dell’ultimo grande centravanti rossonero, nessuno tra i suoi tanti presunti eredi era riuscito ad avere successo con il suo vecchio numero 9. Piatek, guarda caso capace di segnare esattamente 9 gol in 18 partite con la maglia del Milan, aveva subito dimostrato con i fatti, i gol appunto, di meritare ampiamente quel numero. Per questo nessuno ha avanzato obiezioni quando il polacco, all’inizio della sua prima stagione intera con il Milan, ha chiesto e ottenuto di giocare con la maglia dei veri centravanti.

    La scaramanzia non poteva spaventare il freddo pistolero entrato subito nei cuori dei tifosi rossoneri. Eppure quegli stessi tifosi che non lo avevano mai messo in discussione adesso temono che anche Piatek sia stato contagiato dalla “maledizione di Inzaghi”. Come sempre sarà il tempo a dire se non sarà così e Piatek diventerà un punto fermo nel Milan del futuro, con o senza il fondo Elliott, ma intanto parlando dal punto di vista tecnico e tattico ci sembra giusto sottolineare che Piatek è un centravanti d’area, alla Inzaghi appunto, e come tale non gli si può chiedere di trasformare le sue caratteristiche, criticandolo se non va in gol.

    Uno che ha segnato subito tanto come lui non merita di essere già messo in discussione, semmai bisogna chiedersi se riceve i giusti rifornimenti dalla squadra. Per adesso, infatti, il Milan di Giampaolo è ancora uguale a quello di Gattuso, almeno negli uomini di partenza. E se Calabria da una parte e soprattutto Rodriguez dall’altra crossano poco dal fondo o non crossano affatto, Piatek può contare soltanto sui soliti spunti di Suso oppure sulle respinte dei portieri avversari sulle conclusioni dello spagnolo dalla destra. Troppo poco per pretendere che sfrutti tutte le rare occasioni a disposizione. E allora, prima di puntare il dito su Piatek, dicendo che “deve imparare nuovi movimenti”, conviene aspettare di capire come sarà schierato il nuovo acquisto Leao, che dovrebbe fare la seconda punta al suo fianco senza sovrapporsi a lui al centro, come già teme chi conosce il portoghese. A quel punto se Piatek, come già successo con Cutrone, avrà davvero un compagno di reparto con cui scambiare, sarà più facile per lui ritrovare il gol. E se invece non sarà così, non ci meraviglieremmo se a gennaio o nella prossima estate verrà sacrificato anche lui, ultima vittima della “maledizione di Inzaghi”

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