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    Milan, non si può vivere di rendita. Serve un segnale forte dalla proprietà: Leao blindato e acquisti all'altezza

    Milan, non si può vivere di rendita. Serve un segnale forte dalla proprietà: Leao blindato e acquisti all'altezza

    • Alberto Cerruti
      Alberto Cerruti
    Passata la festa, stavolta non è gabbato lo santo secondo un antico proverbio. Nessuno, infatti, dimentica i meriti del Milan, né tantomeno il fascino di San Siro. Nel calcio, però, passata la festa non si può vivere di rendita, come ha scoperto l’Inter che si è scucita, suo malgrado, lo scudetto dalle maglie. Nessun paragone con i rivali, comunque, semmai un richiamo alle esperienze del passato rossonero partendo da una doppia verità condivisa da tutti: il Milan ha meritato di diventare campione d’Italia, pur non essendo la squadra più forte. Nulla di nuovo viene voglia di aggiungere, perché gli stessi discorsi erano stati fatti nell’altro secolo, a distanza di vent’anni esatti. Ricordiamo, infatti, lo scudetto inatteso del 1979, quello famoso della stella con Rivera in campo e Liedholm in panchina e l’altro del 1999, con capitan Maldini, guidato da Zaccheroni. In entrambi i casi, nella stagione successiva, i rossoneri si dovettero accontentare del terzo posto, che a quei tempi equivaleva a un fallimento, e per ridiventare campioni d’Italia dovettero aspettare rispettivamente nove e cinque anni, senza vincere in Europa.

    Questo significa che non basta uno scudetto per rimanere ai vertici, per cui bisogna avere la capacità di rinforzare la squadra, senza cullarsi sugli allori. Il difficile, quindi, per il Milan arriva adesso, perché nella prossima stagione la squadra di Pioli non sarà più considerata al di sotto delle altre, ma al contrario la prima da battere. E allora l’estate in arrivo sarà determinante, per capire se il Milan potrà continuare a vincere in Italia e meglio ancora in Champions. Il primo segnale dovrà essere offerto dalla nuova proprietà, che ha il dovere di chiarire quali saranno le proprie intenzioni per il futuro. Se il Milan ha vinto con una squadra meno forte dell’Inter, e forse anche del Napoli, bisogna cercare di migliorare tutti i reparti.

    In difesa servono alternative a Tomori e Kalulu, visto che Romagnoli partirà, in attesa di sapere come recupererà l’ex titolare Kjaer. In mezzo al campo si dovranno sostituire Kessie, rivelatosi determinante, e Bakayoko che invece ha deluso. Ma soprattutto, a maggior ragione dopo l’intervento subito da Ibrahimovic, andrà rifondato l’attacco, perché non si può spremere Giroud, né ci si può illudere che basti Origi per completare un reparto comunque carente. Ovviamente senza cedere i grandi protagonisti della stagione, a cominciare da Leao. Come si vede, ci sono molte caselle da riempire e per rimanere competitivi su tutti i fronti serve una robusta iniezione di qualità.

    Pioli ha compiuto un’impresa che assomiglia a un miracolo, proprio ripensando al fatto che Maldini e Massara non gli avevano messo a disposizione il miglior organico del campionato, ma i miracoli non si ripetono. Per questo il difficile arriva adesso. Se vincere è bello, o bellissimo dopo tanto tempo, rivincere è sempre difficile in Italia, figuriamoci in campo internazionale. E i tifosi rossoneri lo sanno bene, perché dopo il trionfo del 2007, contro il Liverpool, non hanno più festeggiato un titolo europeo. Partecipare alla Champions non basta più, a maggior ragione dopo aver vinto lo scudetto. Come non basta avere battuto tutti in Italia per continuare a sentirsi i migliori.

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