Milan, non è solo il flop di Pioli: da Theo Hernandez a Leao, dove sarebbero i top player?
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Bocciati. Senza appello. Tutti quanti. Sì, perché nelle ore immediatamente successive alla debacle di Roma che ha riposto nel cassetto anche gli ultimi sogni di gloria, le ultime speranze di chiudere con un guizzo una stagione che già lo scorso autunno - con l’eliminazione dalla Champions League e il crollo in campionato che ha dato il via alla lunga fuga dell’Inter - aveva lasciato presagire che sarebbe stata all’insegna dell’anonimato, il focus della critica è stato rivolto esclusivamente su Stefano Pioli. L’unico superstite della rivoluzione dell’estate 2023, quella del siluramento di due figure centrali nel ciclo in rossonero dell’allenatore emiliano come Paolo Maldini e Frederic Massara e di un mercato ambizioso e innovativo, si è certamente giocato nel peggiore dei modi l’ultima occasione per convincere il club a guadagnarsi la riconferma, ma questo non può e non deve far calare l’attenzione sulle responsabilità degli altri. In primis quelle dei calciatori, anche loro mai pervenuti in un’eliminatoria con la Roma che ha confermato limiti strutturali. Soprattutto di mentalità.
LA DEBACLE DELL'OLIMPICO
DELUDENTI - Se è vero che quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare, i presunti top player del Milan hanno fatto scena muta. Anche questa volta. Ponendo seri dubbi sul fin dove li abbia spinti quel processo di maturazione che non poteva poggiare sul semplice entusiasmo e sul furore agonistico che avevano animato la vittoria dello scudetto 2022. Davide Calabria, Fikayo Tomori, Ismael Bennacer e Olivier Giroud rappresentano parte del nucleo fondante del gruppo capace di sovvertire ogni pronostico due anni, ai quali si aggiungono quei fuoriserie che avrebbero dovuto consentire negli anni al Diavolo di alzare l’asticella delle ambizioni e di consolidarsi come realtà vincente in Italia e competitiva pure in Europa. Mike Maignan, Theo Hernandez, Rafa Leao e Christian Pulisic sono invece spariti sul più bello, inghiottiti dalla mediocrità generale che non può essere esclusivamente imputabile alle strategie di gioco e a quelle comunicative, per nulla convincenti, del proprio allenatore. Soprattutto per coloro che del Milan fanno parte da più tempo, l’impressione che si ricava dopo la disfatta dell’Olimpico è di essere di fronte ad ottimi giocatori che hanno vissuto per molto tempo al riparo dell’aura carismatica di personalità trascinanti, Ibrahimovic, Maldini e persino il primo Pioli, per poi andare in difficoltà quando si è trattato di salire l’ultimo gradino.
TUTTI GLI ERRORI DI PIOLI
QUESTIONE DI TESTA - Diventa complicato parlare di ingaggi quasi in doppia cifra o di proposte fantascientifiche dai top club europei se il livello di rendimento offerto anche quest’anno da quelli che vengono definiti i fuoriclasse del Milan è così insoddisfacente in quelle partite che fanno realmente la differenza. Servirà ripartire da zero, certo, con un allenatore capace di infondere nuovi stimoli e nuovi impulsi emotivi ad un gruppo che soprattutto dal gennaio 2023 ha dato l’idea di navigare a vista più che di seguire una rotta ben precisa. Ma servirà anche e soprattutto provare a ricreare per l’ennesima volta una mentalità da grande squadra che l’attuale ciclo tecnico e i gruppo dirigenziali che si sono succeduti negli ultimi anni hanno saputo ricreare solamente a tratti, perdendosi sul più bello. Parliamo di calciatori ma principalmente di uomini. Da Milan, quello vero.
LA DEBACLE DELL'OLIMPICO
DELUDENTI - Se è vero che quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare, i presunti top player del Milan hanno fatto scena muta. Anche questa volta. Ponendo seri dubbi sul fin dove li abbia spinti quel processo di maturazione che non poteva poggiare sul semplice entusiasmo e sul furore agonistico che avevano animato la vittoria dello scudetto 2022. Davide Calabria, Fikayo Tomori, Ismael Bennacer e Olivier Giroud rappresentano parte del nucleo fondante del gruppo capace di sovvertire ogni pronostico due anni, ai quali si aggiungono quei fuoriserie che avrebbero dovuto consentire negli anni al Diavolo di alzare l’asticella delle ambizioni e di consolidarsi come realtà vincente in Italia e competitiva pure in Europa. Mike Maignan, Theo Hernandez, Rafa Leao e Christian Pulisic sono invece spariti sul più bello, inghiottiti dalla mediocrità generale che non può essere esclusivamente imputabile alle strategie di gioco e a quelle comunicative, per nulla convincenti, del proprio allenatore. Soprattutto per coloro che del Milan fanno parte da più tempo, l’impressione che si ricava dopo la disfatta dell’Olimpico è di essere di fronte ad ottimi giocatori che hanno vissuto per molto tempo al riparo dell’aura carismatica di personalità trascinanti, Ibrahimovic, Maldini e persino il primo Pioli, per poi andare in difficoltà quando si è trattato di salire l’ultimo gradino.
TUTTI GLI ERRORI DI PIOLI
QUESTIONE DI TESTA - Diventa complicato parlare di ingaggi quasi in doppia cifra o di proposte fantascientifiche dai top club europei se il livello di rendimento offerto anche quest’anno da quelli che vengono definiti i fuoriclasse del Milan è così insoddisfacente in quelle partite che fanno realmente la differenza. Servirà ripartire da zero, certo, con un allenatore capace di infondere nuovi stimoli e nuovi impulsi emotivi ad un gruppo che soprattutto dal gennaio 2023 ha dato l’idea di navigare a vista più che di seguire una rotta ben precisa. Ma servirà anche e soprattutto provare a ricreare per l’ennesima volta una mentalità da grande squadra che l’attuale ciclo tecnico e i gruppo dirigenziali che si sono succeduti negli ultimi anni hanno saputo ricreare solamente a tratti, perdendosi sul più bello. Parliamo di calciatori ma principalmente di uomini. Da Milan, quello vero.