Milan, Montolivo:| 'Fischi? I tifosi possono farlo...'
Il centrocampista del Milan Riccardo Montolivo ha parlato in esclusiva ai microfoni diSky Sport24 HD, nel post partita di Fiorentina-Milan.
Ti immaginavi un’accoglienza del genere e un gol che ha gelato tutti? Come l’hai vissuta?
Ovviamente mi aspettavo un’accoglienza non facile, però è giusto, i tifosi pagano il biglietto e possono decidere di fare quello che vogliono: applaudire, fischiare o rimanere indifferenti. Io ero contento perché avevo fatto un gol importante per la squadra in quel momento, perché andavamo in vantaggio e ho pensato soltanto a quello. Ero contento perché poteva essere una vittoria importante, purtroppo è sfumata.
Hai accennato un’esultanza, ti sei frenato, poi Balotelli ti ha allargato le braccia sotto la curva.
L’esultanza conta poco, la cosa importante è che l’ho buttata dentro. Sono contento, peccato, c’è il rammarico di non aver portato a casa la vittoria.
Perché c’è stato un balck out nel secondo tempo?
Siamo mancati, abbiamo smesso di giocare, di darci dentro. Dall’espulsione in poi, abbiamo un po’ abbassato la guardia e loro si sono resi pericolosi. Sicuramente una grande squadra, una squadra che vuole diventare grandissima, non può permettersi questo tipo di errori, ci servirà da lezione.
Errore mentale?
Sì, ma è una questione inconscia: entro in campo, pensi forse di averla portata a casa sul 2-0 e, invece, due episodi hanno fatto pareggiare la Fiorentina.
Cosa ha subito di più il Milan? Presunzione, gioventù o l’atmosfera del Franchi?
Penso soprattutto le prime due cose. Dispiace perché dovevamo avere un approccio mentale diverso. Non credo sia una questione fisica, ma soltanto di attenzione, di stare sul pezzo, di avere la personalità di portare a casa la vittoria.
La Fiorentina è una buona squadra e l’ha dimostrato non solo oggi.
Non ti sono sembrati poco generosi i tanti fischi? Cosa paghi ancora?
Non lo so, dovreste chiederlo a loro, io mi sono sempre comportato bene. La penultima giornata dello scorso campionato, quando giocavamo per la salvezza, mi sono infortunato e ho rischiato di saltare l’Europeo: io con i fatti ho dimostrato l’attaccamento alla maglia. Poi, ripeto, il pubblico paga il biglietto e fa quello che ritiene più giusto, a me cambia poco.
Un pensiero su Ruggeri.
Ho un grande ricordo perché è stato il mio primo Presidente, fin dalle giovanili, è stato il Presidente con cui ho firmato il primo contratto da professionista, eravamo io e lui, non c’era il direttore sportivo. Mi ricordo il grande entusiasmo, la grande voglia che ci metteva nell’Atalanta. Voleva bene alla società, ai giocatori, soprattutto a quelli che venivano dal settore giovanile.