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    Milan, Maldini attacca Rangnick e si tira fuori: ma sarebbe andato via lo stesso

    Milan, Maldini attacca Rangnick e si tira fuori: ma sarebbe andato via lo stesso

    • Daniele Longo
    Paolo Maldini è uscito allo scoperto attaccando, anche piuttosto duramente, Ralf Rangnick, reo di essere irrispettoso e chiacchierone. E' la seconda volta che il direttore tecnico del Milan parla apertamente del tecnico tedesco dopo l'intervista a Sky del 22 febbraio scorso ("Rangnick? Ho letto. Sinceramente, da direttore dell'area sportiva, con il dovuto rispetto, non credo che sia il profilo giusto per associarlo al Milan"). Ivan Gazidis, secondo quanto risulta a calciomercato.com, era stato allertato della volontà di Maldini ma non era completamente a conoscenza del contenuto. La proprietà era stata piuttosto precisa invitando tutti i propri tesserati a concordare le strategie mediatiche, ma questo caso specifico è difficilmente equiparabile a quanto accaduto ormai tre mesi fa con Zvonimir Boban. Presupponiamo, però, che l'invettiva di Paolo non sia stata del tutto gradita ai vertici della società rossonera.

    VERSO L'ADDIO - La nota concessa all'Ansa ha tutti i connotati della resa per Paolo Maldini. L'attuale direttore tecnico del Diavolo non può e non vuole convivere con Ralf Rangnick, il candidato numero uno alla panchina rossonera. E' un passo deciso verso l'addio, già prima del tanto atteso incontro con Ivan Gazidis. Se le chance erano poche, ora sono ridotte al lumicino, quasi nulle. Ma procediamo con ordine: a Maldini la proprietà ha sempre imputato il disastro Giampaolo, sua scelta ben precisa e forte nonostante le alternative. Non sono state gradite alcune esternazioni a mezzo stampa, né la scarsa propensione ad assumersi le responsabilità nei momenti più critici dell'ultima stagione. L'idea era quella di proporre un ridimensionamento del ruolo, con l'avanzata decisa sul mercato di Geoffrey Monacada e Hendrik Alstadt. Sarebbe stato il Milan, dunque, a dettare le condizioni e non il contrario. Maldini, quando afferma che Rangnick "parlando di un ruolo con pieni poteri gestionali sia dell’area sportiva che di quella tecnica, invade delle zone nelle quali lavorano dei professionisti con regolare contratto", sembra in realtà voler girare l'obiettivo proprio sul suo amministratore delegato, lanciando un messaggio inequivocabile. Adesso non resta che attendere la modalità con la quale si consumerà la separazione, se con dimissioni (ipotesi molto difficile) o con un accordo di divorzio. 

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