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Milan, la storia parla chiaro: con questi attaccanti non si vince lo scudetto. E Rebic è sempre più vicino all'addio
Al termine di una serata in cui rimane poco o nulla da salvare, Stefano Pioli e il suo Milan sono costretti a lasciarsi immediatamente alle spalle la delusione del secco 3-0 subito dall’Inter nella semifinale di ritorno di Coppa Italia e gettarsi a capofitto sull’ultimo obiettivo stagionale rimasto, quello più importante. La corsa scudetto entra nel rettilineo finale, con 5 partite nelle quali provare a fare il maggior numero di punti e la speranza che la squadra di Simone Inzaghi, di nuovo virtualmente prima in virtù del recupero col Bologna da disputare il 27 aprile, incappi in qualche passo falso. Ma ad agitare il sonno dell’allenatore rossonero ci sono i numeri sempre più impietosi del reparto d’attacco, ai quali si aggiunge la grana Rebic.
INAFFIDABILE - Il calciatore croato sta bene dal punto di vista fisico, come gli esami strumentali a cui è stato sottoposto in giornata testimoniano, ma l’ennesimo imprevisto nel corso di una stagione sin qui da dimenticare stanno facendo riflettere e non poco i vertici dirigenziali milanisti. Il “problemino” al ginocchio emerso nell’intervallo del derby di coppa, che ha privato Pioli di una carta da giocarsi nella ripresa per provare a rimontare la doppietta di Lautaro Martinez, è soltanto l’ultimo di una lunga serie: gli appena 775 minuti disputati in campionato (con due soli gol all'attivo) hanno privato il Diavolo di una risorsa molto preziosa, come il croato aveva dimostrato di saper essere nelle precedenti due stagioni. La scarsa tenuta fisica, unita ad un atteggiamento caratteriale non sempre pienamente centrato e spesso ondivago, stanno inducendo Maldini e Massara a valutare seriamente l’ipotesi di una separazione a giugno. Alcuni club di Bundesliga e di Ligue 1 hanno già manifestato il loro interesse.
NUMERI TREMENDI - Una situazione scomoda, non semplice da gestire per una squadra che da gennaio ha visto uscire dai radar - sempre a causa degli infortuni - Zlatan Ibrahimovic (8 gol) e veder crollare l’apporto alla fase realizzativa dei vari Brahim Diaz (3), Saelemaekers (1) e Messias (5). I soli Giroud e Leao, autori rispettivamente di 8 e 9 reti in Serie A, non possono reggere tutto il peso dell’attacco del Milan e il verdetto del derby ha dimostrato come nella volata per il titolo la capacità di concretizzare le occasioni da rete risulterà decisiva. Contro l’Inter, i rossoneri hanno calciato complessivamente 19 volte verso la porta di Handanovic, ricavando il nulla più assoluto. E, se non bastasse a rendere l’idea, da quando il campionato italiano è entrato nell’era dei 3 punti (1994/95) solo una squadra ha portato a casa lo scudetto pur senza avere almeno un attaccante in doppia cifra. Parliamo della Juventus di Lippi, stagione 1996/97: Vieri, Padovano e Del Piero si fermarono ad 8, ma alle loro spalle si muovevano calciatori di ben altra caratura rispetto a molti interpreti del Milan attuale.
INAFFIDABILE - Il calciatore croato sta bene dal punto di vista fisico, come gli esami strumentali a cui è stato sottoposto in giornata testimoniano, ma l’ennesimo imprevisto nel corso di una stagione sin qui da dimenticare stanno facendo riflettere e non poco i vertici dirigenziali milanisti. Il “problemino” al ginocchio emerso nell’intervallo del derby di coppa, che ha privato Pioli di una carta da giocarsi nella ripresa per provare a rimontare la doppietta di Lautaro Martinez, è soltanto l’ultimo di una lunga serie: gli appena 775 minuti disputati in campionato (con due soli gol all'attivo) hanno privato il Diavolo di una risorsa molto preziosa, come il croato aveva dimostrato di saper essere nelle precedenti due stagioni. La scarsa tenuta fisica, unita ad un atteggiamento caratteriale non sempre pienamente centrato e spesso ondivago, stanno inducendo Maldini e Massara a valutare seriamente l’ipotesi di una separazione a giugno. Alcuni club di Bundesliga e di Ligue 1 hanno già manifestato il loro interesse.
NUMERI TREMENDI - Una situazione scomoda, non semplice da gestire per una squadra che da gennaio ha visto uscire dai radar - sempre a causa degli infortuni - Zlatan Ibrahimovic (8 gol) e veder crollare l’apporto alla fase realizzativa dei vari Brahim Diaz (3), Saelemaekers (1) e Messias (5). I soli Giroud e Leao, autori rispettivamente di 8 e 9 reti in Serie A, non possono reggere tutto il peso dell’attacco del Milan e il verdetto del derby ha dimostrato come nella volata per il titolo la capacità di concretizzare le occasioni da rete risulterà decisiva. Contro l’Inter, i rossoneri hanno calciato complessivamente 19 volte verso la porta di Handanovic, ricavando il nulla più assoluto. E, se non bastasse a rendere l’idea, da quando il campionato italiano è entrato nell’era dei 3 punti (1994/95) solo una squadra ha portato a casa lo scudetto pur senza avere almeno un attaccante in doppia cifra. Parliamo della Juventus di Lippi, stagione 1996/97: Vieri, Padovano e Del Piero si fermarono ad 8, ma alle loro spalle si muovevano calciatori di ben altra caratura rispetto a molti interpreti del Milan attuale.