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Milan, la società non vuole l'Europa
Pasalic sbaglia un passaggio quasi alla bandierina del corner e sul rovesciamento di fronte la squadra di Sarri va in vantaggio con 3 tocchi. Paletta fa il playmaker basso non azzeccando un lancio. Il centrocampo si fa sistematicamente saltare. Bacca detta il passaggio solo quando non può riceverlo perché è in fuorigioco e quando fa gol (sempre meno) è un giocatore inutile. Il centrocampo ha pochissima propensione a costituire salvo che negli inserimenti, perdipiù senza Locatelli non protegge per nulla la difesa. Niang entra a partita in corso come stesse entrando ai giardini pubblici di sabato pomeriggio. A prescindere dall'atteggiamento, però, resta costante un difetto patologico di difficile spiegazione e ancor più ardua comprensione: la sconcertante tendenza a regalare agli avversari i primi tempi o quantomeno la prima mezz'ora di gioco. E' successo troppe volte da agosto ad oggi, cosicché le riprese sono troppo spesso in ripida salita. E' un lavoro cui l'allenatore deve dedicarsi con grande attenzione.
Infine, appunto, la classifica. A credere nel ritorno in Europa ci sono Montella, il suo staff, giocatori e molti tifosi. Non i media, ma - soprattutto - non la società che infatti in gennaio si è ben guardata dal pescare aiuti dal mercato, a parte il prestito oneroso di una riserva dell'Everton. Qualcuno aveva letto nelle dichiarazioni della vigilia di Montella ("Il Napoli è stato costruito per vincere") una sferzata a Sarri ("Lui è molto attento ai bilanci delle società"), ma non era difficile leggerci una battuta nemmeno troppo nascosta anche al suo club, che evidentemente non gli ha consegnato un gruppo costruito per vincere. È per questo che dall'estate all'autunno ha pensato come fosse meglio stare abbottonati e affidarsi al contropiede. Forse è meglio che riprenda a farlo e anche presto.