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    Milan, la differenza col Napoli è nel mercato: da Maldini nessun colpo già pronto e che errore in attacco!

    Milan, la differenza col Napoli è nel mercato: da Maldini nessun colpo già pronto e che errore in attacco!

    • Alberto Cerruti
      Alberto Cerruti
    Tre premesse fondamentali in ordine di importanza. La prima: il Milan può ancora qualificarsi agli ottavi, anche se è all’ultimo posto, a pari punti con la Dinamo Zagabria che ha battuto all’andata ma con una peggiore differenza reti. La seconda: l’arbitro ha gravemente penalizzato i rossoneri contro il Chelsea a San Siro, condizionando tutta la partita. La terza: la Champions League non è il campionato, perché non è un caso se l’ultimo successo di un nostro club rimane quello dell’Inter del 2010.

    Detto questo, bisogna andare oltre il risultato di martedì sera, perché la seconda sconfitta nel giro di una settimana contro gli inglesi ha evidenziato preoccupanti limiti in prospettiva, per il prosieguo del cammino in Europa e a maggior motivo in campionato, visto che il Milan punta alla seconda stella. E’ vero che il Chelsea è ancora campione del mondo in carica e affrontarlo in inferiorità numerica dopo appena 18’ sarebbe stato difficile per tutti, ma è altrettanto vero che in 99’ i rossoneri sono riusciti a indirizzare soltanto un tiro nello specchio della porta avversaria, nel finale con Origi. In ogni caso troppo poco, soprattutto ricordando la dura sconfitta di Stamford Bridge con appena un tiro in porta, senza alcun alibi come ha lealmente ammesso Pioli.

    E allora, ripensando alla formazione iniziale dell’altra sera, in cui non c’era nemmeno un volto nuovo rispetto alla stagione dello scudetto, cresce il sospetto sempre più simile a una certezza, che l’ultima campagna acquisti estiva non abbia offerto a Pioli alternative, o meglio ancora rinforzi, all’altezza dei precedenti titolari. Partiamo da quello considerato da tutti un gran colpo e cioè l’arrivo di De Ketelaere, pagato 35 milioni. Mai decisivo fin qui e per di più infortunato, il centrocampista belga può avere pagato l’ambientamento in un campionato nuovo, ma se così fosse è lecito chiedersi perché lo stesso problema non abbia condizionato il georgiano Kvaratskhelia del Napoli, nato 21 anni fa soltanto un mese prima di lui.

    Ancora più misterioso l’eterno parcheggio del francese Adli, mai titolare in campionato e nemmeno inserito nella lista Uefa per la Champions, come gli ultimi arrivati Thiaw e Vranckx. Ha giocato, invece, il difensore americano Dest, che però aveva deluso nel suo debutto a Stamford Bridge. Venti minuti prima di lui, nel secondo tempo di martedì sera, è entrato Pobega, uno dei pochi da salvare fin qui, comunque ancora riserva nelle gerarchie di Pioli, alle spalle dei titolari Tonali e Bennacer. E poi c’è l’altro belga, il più famoso di tutti, l’attaccante Origi, che però è arrivato da Liverpool infortunato e non ha mai giocato una gara dall’inizio per nuovi guai fisici. Così il trentaseienne Giroud è stato costretto a fare gli straordinari giocando l’altra sera l’undicesima partita consecutiva come titolare. Troppo per chiedergli di risolvere da solo tutti i problemi.

    Invece di aggrapparsi a Rebic, bravissimo ma comunque non una punta di ruolo, visto che Ibrahimovic ha più passato che futuro, Maldini e Massara avrebbero dovuto prendere un altro attaccante, in perfette condizioni fisiche e dal sicuro rendimento, come preziosa alternativa per far rifiatare Giroud, in attesa del pieno recupero di Origi. Così, invece, Pioli si deve arrangiare con quello che gli passa il convento di Milanello, mentre Spalletti non a caso guarda tutti dall’alto in basso, in Italia e persino in Europa, grazie a Kim, Raspadori, Simeone e soprattutto Kvaratskhelia, rinforzi veri e non semplici alternative. Perché vivere di rendita su quello che si è vinto, e con chi lo ha vinto, non basta mai.

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