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Milan, l'addio di Pirlo fallimento anche economico: ecco perché
In 4 giorni due calci di punizione gioiello per blindare il terzo scudetto consecutivo della Juventus di Antonio Conte e per abbattere la Fiorentina nel derby tutto italiano di Europa League con la Fiorentina e mantenere intatto il sogno bianconero di giocarsi il titolo nella finale dello Stadium del prossimo 14 maggio. Andrea Pirlo sta attraversando a quasi 35 anni (che compirà 5 giorni dopo l'ultimo atto dell'Europa League) uno dei migliori momenti della sua carriera e, se Agnelli e Marotta godono nel rimirare le prodezze senza fine del regista bresciano, in casa Milan, il club che lo liquidò frettolosamente nell'estate 2011 come un parametro zero qualsiasi, la sofferenza è sempre più atroce.
UNA SCELTA FRETTOLOSA - La società rossonera, in virtù di considerazioni di ordine tattico (l'ex allenatore Allegri ha sempre voluto un giocatore più di sostanza davanti alla difesa) e soprattutto economico (da cui nacque la scelta di non rinnovargli il contratto in scadenza e di accettare la sua richiesta di un biennale da 6 milioni netti all'anno), lo bollò come finito a soli 32 anni e preferì puntare nell'ordine sui vari Van Bommel, Montolivo e de Jong, i tre giocatori che nelle ultime due stagioni e mezzo si sono alternati nella posizione occupata dal faro della Nazionale. E, a conti fatti, la strategia di Berlusconi e Galliani si è rivelata fallimentare e deficitaria anche sotto il profilo economico.
I COSTI DEL FLOP - Pirlo chiedeva almeno un biennale da 6 milioni netti al Milan, ossia un impegno complessivo da 24 milioni lordi, a fronte del quale il club di via Aldo Rossi optato questi investimenti, nell'ordine: 10 milioni lordi per Van Bommel solo per l'ingaggio (essendosi svincolato nel gennaio 2011 dal Bayern Monaco), 14 per Montolivo solo per lo stipendio delle sue prime due stagioni (e il suo contratto scade a giugno 2016) e 15,5 (3,5 milioni versati al Manchester City e 12 lordi di ingaggio fino ad oggi, con un contratto in scadenza a giugno 2015) per de Jong. Il totale recita 39,5 milioni di euro spesi senza essere riusciti a rimpiazzare un campione assoluto che ancora oggi entra di diritto nella top3 dei migliori centrocampisti del mondo. Nel giorno in cui Pirlo certifica l'imminente prolungamento con la Juve per altre due stagioni a 3,5 milioni, a Galliani e Berlusconi tocca fare la conta dei danni.
UNA SCELTA FRETTOLOSA - La società rossonera, in virtù di considerazioni di ordine tattico (l'ex allenatore Allegri ha sempre voluto un giocatore più di sostanza davanti alla difesa) e soprattutto economico (da cui nacque la scelta di non rinnovargli il contratto in scadenza e di accettare la sua richiesta di un biennale da 6 milioni netti all'anno), lo bollò come finito a soli 32 anni e preferì puntare nell'ordine sui vari Van Bommel, Montolivo e de Jong, i tre giocatori che nelle ultime due stagioni e mezzo si sono alternati nella posizione occupata dal faro della Nazionale. E, a conti fatti, la strategia di Berlusconi e Galliani si è rivelata fallimentare e deficitaria anche sotto il profilo economico.
I COSTI DEL FLOP - Pirlo chiedeva almeno un biennale da 6 milioni netti al Milan, ossia un impegno complessivo da 24 milioni lordi, a fronte del quale il club di via Aldo Rossi optato questi investimenti, nell'ordine: 10 milioni lordi per Van Bommel solo per l'ingaggio (essendosi svincolato nel gennaio 2011 dal Bayern Monaco), 14 per Montolivo solo per lo stipendio delle sue prime due stagioni (e il suo contratto scade a giugno 2016) e 15,5 (3,5 milioni versati al Manchester City e 12 lordi di ingaggio fino ad oggi, con un contratto in scadenza a giugno 2015) per de Jong. Il totale recita 39,5 milioni di euro spesi senza essere riusciti a rimpiazzare un campione assoluto che ancora oggi entra di diritto nella top3 dei migliori centrocampisti del mondo. Nel giorno in cui Pirlo certifica l'imminente prolungamento con la Juve per altre due stagioni a 3,5 milioni, a Galliani e Berlusconi tocca fare la conta dei danni.