Milan: l'ultima Cassanata
Lo sfogo di Antonio Cassano, dopo il match tra Italia e Irlanda del Nord, è stato per molti lo sfogo di un uomo. Di un uomo saturo, stufo di sentirsi dire "hai sbagliato, è colpa tua". E' successo troppe volte nella sua carriera, a Bari, Roma, Madrid, Genova e Milan, sempre la stessa storia, sempre la stesse accuse, sempre sotto i riflettori. "Sono 13 anni e mezzo che mi gratto la testa ed è un problema, mi gratto il naso ed è un problema, sono un problema sempre e comunque - ha dichiarato-. Il 70 per cento delle volte è colpa mia, sono sempre io che mi cerco le rogne. Ma nel 30 per cento in cui ho ragione finisce che sbaglio sempre io. Ma comunque a 32-33 anni al massimo smetto, esco dal calcio e mi godo la famiglia. Il calcio per me è stata la cosa più bella del mondo ma adesso sono un pò stanco, tre anni e mezzo e stop".
Parole sincere, ma completamente diverse da quelle pronunciate da Ibrahimovic. Qui non è un discorso di mal di pancia da calcio, di routine e le motivazioni non c'entrano nulla. Cassano è stufo di finire tutte le volte nell'occhio del ciclone, anche quando non ha colpe, è stufo di essere sempre e solo il capro espiatorio. Il suo sfogo, anche se per certi versi comprensibile, va però etichettato come l'ultima, ennesima Cassanata. Sotto accusa questa volta non ci sono i modi, ma i tempi della sua uscita.
Perchè parlare in questo momento, dopo una partita inutile come quella contro l'Irlanda del Nord? Perchè alimentare altre polemiche e discussioni proprio quando il Milan è in pieno caos per l'uscita di Ibrahimovic? I rossoneri, da sempre, danno un'importanza particolare alla comunicazione e non amano queste situazioni. Galliani, oggi a Milanello, lo ascolterà ma lo bacchetterà. Non si aspettava di gestire due situazioni spinose in un momento non certo idilliaco per squadra.