Milan, Inzaghi cerca un gioco imprevedibile e moderno
Marco Bucciantini
Il Milan continua a fare cose alterne, ma è la concessione doverosa che si può fare ai progetti. A Cesena ha tenuto meglio il campo rispetto a Empoli, anche perché i romagnoli aspettano più bassi i loro dirimpettai, e così certi imbarazzi della mediana in fase di costruzione sono stati nascosti meglio. È servita anche l’idea di Inzaghi di fornire maggiori punti di riferimento in avanti, con un quartetto d’attacco. Ma restano pur sempre due trasferte propizie passate via senza segnali indiscutibili. È una squadra che chiede ancora qualche partita per essere collocata. L’espulsione di Zapata è l’alibi perfetto per non parlare di un secondo tempo modesto, ma paradossalmente i dubbi restano sul primo tempo, quello oggettivamente dominato: Bisoli (sottovalutato) lascia al Milan gli esterni, dove comunque avrebbe subito nei duelli. Questo dominio rossonero corroborato dalla falcata di De Sciglio e Abate è però stato parzialmente sprecato dall’uso di Honda e Bonaventura sui lati: non è un giudizio di merito (Jack ha giocato bene, ha lavorato in quantità e qualità, e questo Honda di settembre è indiscutibile) ma se quegli spazi fossero stati assecondati da Menez (intruppato al centro, costretto a infiniti e squisiti dribbling – tanto da raccogliere quattro ammonizioni fra gli avversari) o da El Shaarawy, almeno uno dei due, anche solo per alcuni momenti del match, forse l’area di rigore del Cesena sarebbe stata aggredita con maggiore pericolosità. Sono appunti, sono argomenti di discussione per provare a capire come mai di quel bel primo tempo del Milan resta solo un gol su calcio piazzato. Sono sinceramente anche attestati di stima per un tentativo evidente di giocare in modo più veloce, moderno, imprevedibile da parte di Inzaghi: non è un coraggio scontato, spesso nelle grandi squadre si vive di conserva. Approfittare di una stagione dove il vertice è oggettivamente lontano, dove fra la Juventus, la Roma e le altre ci sono tanti punti e tanti campioni di differenza, per praticare qualcosa di nuovo, è lodevole e giustifica anche l’azzardo di un tecnico senza alcun pedigree. E il gioco di misurare la formazione rossonera per quanto sia vicina o lontana dalle preferenze di Berlusconi, con il quale viene torturato Pippo in ogni incontro con la stampa, è francamente noioso.