Maldini vuole un ruolo 'alla Leonardo': ha ragione? VOTA IL SONDAGGIO
E' dura la vita della "bandiera" in Italia, un Paese nel quale la riconoscenza è merce rara e dove, salvo sporadiche eccezioni, i campioni del passato faticano ad affermarsi con incarichi dirigenziali nei club in cui hanno lasciato il segno. Juventus e Inter stanno provando a farsi portatori di un nuovo corso, con i vicepresidenti Nedved e Zanetti sempre più parti integranti delle strategie decisionali sull'esempio ormai lontano nel tempo di Boniperti, ma che si sono "dimenticate" di personaggi altrettanto importanti come Del Piero o Bergomi. Ma c'è anche la Roma, che dal 1991 al 2016 ha affidato a Bruno Conti prima il ruolo di allenatore delle giovanili e poi di reponsabile del vivaio giallorosso.
BAYERN E REAL LONTANI - Gli esempi di Bayern Monaco e Real Madrid, dove figure come quelle di Rummenigge e Beckenbauer, Valdano e Butragueno hanno rappresentato e continuano a rappresentare dei punti di riferimento con ampi poteri dopo essere stati campioni sui campi di calcio, restano al momento inavvicinabili. Chi invece ha deciso di non seguire il solco della tradizione è il Milan, incapace di inserire le sue ex stelle nei quadri dirigenziali sotto la gestione Berlusconi e al centro anche oggi di un vero e proprio caso sollevato dalla questione Maldini. Il primo "niet" dello storico numero 3 rossonero ha alimentato il dibattito e spaccato la critica, tra chi ritiene esagerate le sue richieste e chi lo ha eletto una volta di più a paladino del popolo milanista, voglioso di certezze sulla serietà del gruppo cinese pronto a subentrare alla guida del club.
MALDINI COME LEONARDO - Maldini è stato chiaro, non si tratta di una questione di soldi, di voler prendere il posto del "nemico" Galliani o di voler essere al di sopra di tutti. Il suo nome, quello della sua famiglia ha un legame talmente radicato nella storia del Milan che un ruolo di rappresentanza, un incarico senza la possibilità di prendersi reali responsabilità e col rischio di dover metterci la faccia per errori a lui non imputabili, non viene ritenuto idoneo dal diretto interessato. Maldini chiede chiarezza, sul progetto e soprattutto vuole avere piena conoscenza delle persone chiamate a rilanciare la società, in parole povere conoscere i nomi dei rappresentanti della cordata cinese. "Direttore dell'area tecnica" suona bene a parole, ma avendo già scelto Fassone un direttore sportivo chiamato a fare mercato e relazionarsi con la squadra come Mirabelli, quali sarebbero le competenze reali dell'ex capitano rossonero? L'esempio di Leonardo, ds che al Paris Saint Germain rispondeva solamente alla proprietà qatariota e che per questo finì per entrare in rotta di collisione col presidente Al-Khelaifi, è difficilmente ripetibile in Italia ed è su questo che la trattativa tra Fassone e Maldini si è subito incagliata. E intanto il dibattito dilaga sulla rete e non, spaccando e smarrendo una tifoseria in cerca di certezze dopo anni di delusioni e promesse disattese.
Milan, Maldini vuole autonomia e pieni poteri. Ha ragione? VOTA IN SONDAGGIO
BAYERN E REAL LONTANI - Gli esempi di Bayern Monaco e Real Madrid, dove figure come quelle di Rummenigge e Beckenbauer, Valdano e Butragueno hanno rappresentato e continuano a rappresentare dei punti di riferimento con ampi poteri dopo essere stati campioni sui campi di calcio, restano al momento inavvicinabili. Chi invece ha deciso di non seguire il solco della tradizione è il Milan, incapace di inserire le sue ex stelle nei quadri dirigenziali sotto la gestione Berlusconi e al centro anche oggi di un vero e proprio caso sollevato dalla questione Maldini. Il primo "niet" dello storico numero 3 rossonero ha alimentato il dibattito e spaccato la critica, tra chi ritiene esagerate le sue richieste e chi lo ha eletto una volta di più a paladino del popolo milanista, voglioso di certezze sulla serietà del gruppo cinese pronto a subentrare alla guida del club.
MALDINI COME LEONARDO - Maldini è stato chiaro, non si tratta di una questione di soldi, di voler prendere il posto del "nemico" Galliani o di voler essere al di sopra di tutti. Il suo nome, quello della sua famiglia ha un legame talmente radicato nella storia del Milan che un ruolo di rappresentanza, un incarico senza la possibilità di prendersi reali responsabilità e col rischio di dover metterci la faccia per errori a lui non imputabili, non viene ritenuto idoneo dal diretto interessato. Maldini chiede chiarezza, sul progetto e soprattutto vuole avere piena conoscenza delle persone chiamate a rilanciare la società, in parole povere conoscere i nomi dei rappresentanti della cordata cinese. "Direttore dell'area tecnica" suona bene a parole, ma avendo già scelto Fassone un direttore sportivo chiamato a fare mercato e relazionarsi con la squadra come Mirabelli, quali sarebbero le competenze reali dell'ex capitano rossonero? L'esempio di Leonardo, ds che al Paris Saint Germain rispondeva solamente alla proprietà qatariota e che per questo finì per entrare in rotta di collisione col presidente Al-Khelaifi, è difficilmente ripetibile in Italia ed è su questo che la trattativa tra Fassone e Maldini si è subito incagliata. E intanto il dibattito dilaga sulla rete e non, spaccando e smarrendo una tifoseria in cerca di certezze dopo anni di delusioni e promesse disattese.
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