fabio.manfreda
Milan, il ritiro non serve a nulla
L'extrema ratio, la soluzione disperata per risvegliare l'orgoglio perduto di una squadra senza più obiettivi e quasi rassegnato di fronte alla prospettiva dell'ennesimo cambio di allenatore. O forse il classico specchietto per le allodole, la solita mossa all'insegno del populismo più becero e un provvedimento molto ponzio pilatesco di una società palesemente allo sbando e incapace di creare il benchè minimo progetto sportivo.
SOCIETA' SPACCATA - Nel 2016, qualcuno è ancora realmente convinto che i ritiri punitivi servano a qualcosa? Davvero si pensa che condannare alla clausura un gruppo di giocatori che non si è mai identificato in questi colori e che non ha mai dimostrato di voler provare a smentire anche le critiche più severe possa portare ad una drastica inversione di tendenza? La verità è che il Milan, non da oggi, è un club che ha perso qualsiasi tipo di riferimento col suo glorioso passato. E' una società spaccata su ogni fronte, con una serie di lotte intestine a livello dirigenziale e una assenza totale di programmazione che sta partorendo un fallimento dietro l'altro.
SCARICABARILE - Le parole di Mihajlovic, quelle di illustri ex come Gattuso o Demetrio Albertini sortiscono da tempo l'effetto di generare più scoramento che rabbia da parte del popolo di appassionati e soprattutto non arrivano alle orecchie giuste. Anche nella scelta del prossimo allenatore, dopo aver vanamente coltivato il sogno di convincere Conte, il testa a testa tra Di Francesco e Brocchi è l'ennesimo motivo di divisioni interne e la dimostrazione che idee chiare non abitano da queste parti. Portare tutti in ritiro, oltre a generare comprensibilmente il disappunto di qualcuno (trascorrere il tempo libero in famiglia, sopratutto per chi ha dei figli, è un diritto), è il modo più facile di scaricare sempre sugli altri le responsabilità dei propri errori. Berlusconi e Galliani sono i principali imputati dell'ennesimo tracollo, che ha radici molto profonde e che non possono essere nascoste da un provvedimento al limite del grottesco.
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Andrea Distaso
SOCIETA' SPACCATA - Nel 2016, qualcuno è ancora realmente convinto che i ritiri punitivi servano a qualcosa? Davvero si pensa che condannare alla clausura un gruppo di giocatori che non si è mai identificato in questi colori e che non ha mai dimostrato di voler provare a smentire anche le critiche più severe possa portare ad una drastica inversione di tendenza? La verità è che il Milan, non da oggi, è un club che ha perso qualsiasi tipo di riferimento col suo glorioso passato. E' una società spaccata su ogni fronte, con una serie di lotte intestine a livello dirigenziale e una assenza totale di programmazione che sta partorendo un fallimento dietro l'altro.
SCARICABARILE - Le parole di Mihajlovic, quelle di illustri ex come Gattuso o Demetrio Albertini sortiscono da tempo l'effetto di generare più scoramento che rabbia da parte del popolo di appassionati e soprattutto non arrivano alle orecchie giuste. Anche nella scelta del prossimo allenatore, dopo aver vanamente coltivato il sogno di convincere Conte, il testa a testa tra Di Francesco e Brocchi è l'ennesimo motivo di divisioni interne e la dimostrazione che idee chiare non abitano da queste parti. Portare tutti in ritiro, oltre a generare comprensibilmente il disappunto di qualcuno (trascorrere il tempo libero in famiglia, sopratutto per chi ha dei figli, è un diritto), è il modo più facile di scaricare sempre sugli altri le responsabilità dei propri errori. Berlusconi e Galliani sono i principali imputati dell'ennesimo tracollo, che ha radici molto profonde e che non possono essere nascoste da un provvedimento al limite del grottesco.
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Andrea Distaso