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Milan: il ricordo di Bet, la 'montagna' per lo scudetto della stella
DALL'INTER AL MILAN - Nato a Mareno di Piave 74 anni fa, il 26 marzo 1949, cresciuto nelle giovanili dell'Inter con cui ha debuttato in serie A, Bet è poi passato alla Roma di Helenio Herrera, al Verona, poi dal 1974 al 1981 ha giocato con il Milan, la sua squadra del cuore, con cui ha vinto una coppa Italia e lo scudetto della stella, come titolare, sempre con la maglia numero 5, con il grande Nils Liedholm in panchina. Un Milan italianissimo con una formazione-tipo che vale la pena ricordare: Albertosi; Collovati, Maldera; De Vecchi, Collovati, Baresi; Novellino, Buriani, Bigon, Rivera, Chiodi. Con Antonelli jolly d'attacco, e Boldini, Morini, Sartori preziose alternative. Tutti uniti in campo e pronti a prendersi in giro fuori, con soprannomi vari. Bet, alto 1.85 per 83 chili, per tutti era "la montagna", ma nonostante il fisico e quella massa di capelli neri che lo faceva sembrare ancora più grande, era un buono e un esempio di professionalità per i più giovani. Deciso in area di rigore, ma mai cattivo, preferiva giocare d'anticipo e infatti Boninsegna, uno dei suoi primi avversari nel derby, ricorda che "Bet era corretto, non come gli altri che menavano".
DA CALLONI A RIVA - Con Giagnoni allenatore e Trapattoni suo "vice", negli allenamenti marcava Egidio Calloni, arrivato al Milan insieme con lui nell'estate del 1974. E proprio quando erano ancora compagni di squadra furono involontari testimoni dell'ultima partita di Riva. Successe il 1° febbraio 1976 a Cagliari, dove il Milan vinse 3-1 con doppietta di Calloni e gol di Biasiolo, quando in seguito a un normale contrasto con Bet, il campione del Cagliari si procurò uno strappo muscolare alla coscia destra. Sembrava un infortunio come tanti e invece Riva, che si era già rotto due gambe in Nazionale, non si riprese più e così proprio quel giorno chiuse con il calcio, ma senza mai addossare alcuna colpa a Bet.
DA BARESI A ZOFF - Forte fisicamente e caratterialmente come Baresi, che aveva svezzato nel suo primo anno da titolare, serio e taciturno come Zoff, dopo aver lasciato il calcio Bet è stato poi un attento e apprezzato osservatore per la Under 21 di Gentile e la Nazionale. Tra il 1998 e il 2000 aiutò il c.t. Zoff nelle relazioni sugli avversari, sempre rimanendo nell'ombra perché preferiva i fatti alle parole proprio come Baresi e Zoff. E non a caso Baresi, da uomo sensibile qual è, era andato a trovarlo in ospedale poche settimane fa, dispiaciuto di non poter partecipare al funerale del suo amico perché era in Cina, come vicepresidente onorario e ambasciatore del Milan.
DE VECCHI E ANTONELLI - C'erano, invece, altri due protagonisti della "stella": Walter De Vecchi e Roberto Antonelli, insieme con Calloni e l'ex allenatore della Primavera, Andrea Valdinoci, in una chiesa piena con una corona di fiori del Milan e lo stemma rossonero sulla bara. Perché il tempo passa ma la storia non si cancella, come non si cancellerà il ricordo del sorriso mite del grande Aldo, che un anno fa ci confessò il suo stupore, con un misto di ironia e umiltà, il giorno in cui la Gazzetta gli dedicò una pagina: "Quando mi hanno chiamato, credevo di essere su scherzi a parte". Invece era tutto vero, come purtroppo è vera la sua fine, almeno qui tra noi. Perché da oggi riprenderà a giocare con un altro Aldo, il difensore goleador Maldera, e il rigorista Stefano Chiodi, naturalmente agli ordini del "barone" Liedholm e del suo aiutante Alvaro Gasparini. Tutti uniti a fare il tifo per la seconda stella. Anche se la prima non si dimenticherà mai. Proprio come te, caro e dolcissimo Aldo.