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Milan, il derby è l'esame di Gattuso: per diventare grande deve 'imitare' Allegri
1) Al contrario di Spalletti, che ha appena compiuto 60 anni e ha una lunga carriera alle spalle, Gattuso è alla sua prima stagione intera alla guida del Milan. Dopo aver rischiato la panchina fino a Natale, domenica sera ha la possibilità di convincere tutti definitivamente che merita la conferma per il prossimo anno, al di là del contratto.
2) Proprio perché è davanti in classifica, il Milan di Gattuso non deve commettere l’errore di fare calcoli, accontentandosi di controllare la partita. La mentalità spesso è più importante della tattica e in un derby vale doppio, perché è il termometro della crescita caratteriale dei singoli e quindi della squadra. E la mentalità può essere trasmessa soltanto dall’allenatore.
3) Il Milan, inoltre, partirà con l’indubbio vantaggio di avere avuto tutta la settimana più un giorno, visto che aveva giocato sabato contro il Chievo, per preparare questa partita, mentre l’Inter arriverà al derby con l’impegno di Europa League nelle gambe. La freschezza atletica e mentale a questo punto della stagione può fare la differenza, per cui sarebbe grave non sfruttare questo assist del calendario.
4) Il Milan ha vinto le ultime cinque partite di campionato, ma contro il Chievo e ancora di più contro il Sassuolo, in casa, ha faticato più del previsto deludendo a livello di gioco. Questa, quindi, è la migliore occasione per dimostrare che il Milan non è soltanto fortunato, ma merita ampiamente il terzo posto dopo aver vinto uno scontro diretto.
5) I grandi allenatori sono tali non soltanto perché vincono, ma anche perché sanno inventare mosse impreviste, cambiando i moduli tattici e i rispettivi interpreti. In questo senso Gattuso deve ancora compiere il salto di qualità, ricordando quanto fece il suo maestro Lippi al mondiale 2006, bravo a inserire in corsa Perrotta, dopo avere già arretrato Zambrotta ai tempi della Juve per sfruttare Camoranesi davanti a lui. È vero che Gattuso non ha a disposizione l’organico di Allegri, capace di schierare Emre Can terzino e di preferire Bernardeschi a Dybala. Ma la scelta di ingabbiare Paquetà sulla fascia, invece di liberarlo al centro più vicino a Piatek, e quella di rinunciare sistematicamente a Cutrone, sembrano il frutto di un’eccessiva rigidità tattica che prescinde dalla qualità e quantità dell’organico. Il tempo dirà se Gattuso diventerà un grande allenatore come Lippi e Allegri. Ma intanto, se il Milan vincesse il derby, convincendo anche sul piano del gioco, Gattuso avrebbe superato il primo esame di maturità della sua carriera.