Milan, Ibrahimovic zittisce tutti e invoglia la dirigenza al rinnovo: ecco perché pensa allo scudetto
Dopo un 2020 contraddistinto da un’incredibile continuità di rendimento e una straordinaria regolarità in zona gol, nel 2021 il percorso del Milan ha inanellato una lunga serie di up&down, figlia dei tanti impegni ravvicinati e della inesorabile serie di infortuni. Ma figlia anche e soprattutto della lunga latitanza del suo grande trascinatore. La squadra ha dimostrato, a tratti, di saper fare a meno di Ibra ma alla lunga senza lo svedese la grande continuità realizzativa è venuta a mancare. Da fine novembre a oggi, Ibra ha giocato pochissimo e quando lo ha fatto, spesso a mezzo servizio. Quasi sempre fuori per infortunio, era però presente e deludente anche in alcune cocenti sconfitte degli ultimi mesi, tipo quelle contro Atalanta, Inter e Manchester.
Ultimi mesi nei quali Ibra ha fatto parlare di sé per la sceneggiata con Lukaku, i rigori sbagliati e la partecipazione a Sanremo. Una vera e propria anomalia per uno che nel giro di un anno aveva letteralmente trasformato una squadra e un ambiente. Eppure negli ultimi 4 mesi Ibra era stato determinante solo nella vittoria di Cagliari. E più di qualcuno già storceva e storce la bocca per il suo ritorno in Nazionale. Infatti non sembrava e non sembra ideale per un quasi quarantenne reduce da grossi problemi muscolari intasare la sua stagione già intensa con altre 3 partire nel giro di 7 giorni.
Contro la Fiorentina, partendo titolare, Ibrahimovic aveva un unico modo per zittire tutti, tornare a dare il suo contributo al Milan, prepararsi al meglio a indossare di nuovo la maglia della Svezia e invogliare i dirigenti rossoneri a stringere i tempi per il rinnovo di contratto: giocare una grande partita e spingere il Milan alla vittoria. Detto fatto. Ibra, seppur non in perfette condizioni fisiche, ha segnato un gol da grande bomber, ha colpito una traversa, un palo e ha lottato su tutti i palloni fino al 94esimo minuto.
Dopo una prestazione cosi, nessuno si sogna di criticare la sua scelta di tornare in nazionale e di rispondere alla convocazione per queste tre imminenti partite. Anche perché con Ibra in campo improvvisamente è tornata la spregiudicatezza del Milan e sono tornati i gol, addirittura 3. A testimonianza di un’ottima produzione offensiva.
Purtroppo a Firenze, la squadra di Pioli ha invece concesso molto a livello difensivo, soprattutto sulle fasce, dove la copertura di Dalot e Theo Hernandez è stata gravemente insufficiente. Ma, come dicevamo, la cosa importante era ritrovare i gol e ritrovare la vittoria. Una vittoria che evidentemente è preziosissima per l’obiettivo del raggiungimento dei primi 4 posti, in particolare nella domenica in cui la Roma ha ceduto il passo al Napoli e la Juve si è suicidata in casa col Benevento. Ma non ditelo a Ibra che, a sorpresa, è tornato a parlare di obiettivo-scudetto, non solo Champions League.
Naturalmente siamo sicuri che Zlatan sia convinto che, dopo il derby, non ci sia più niente da fare per il titolo. Ma, da grande leader, fa bene a continuare a indicare ai compagni il massimo obiettivo finale. Fa bene perché solo indicando l’obiettivo tricolore, la squadra gioca per vincere a tutti i costi tutte le partite. Esattamente come ha fatto a Firenze, dove se il Milan avesse pensato all’obiettivo dei primi 4 posti, avrebbe “acettato” il 2 a 2 finale, senza dannarsi più di tanto per segnare quel terzo, pesantissimo gol. E invece, con Ibra che ha fatto il leader in campo e che ha indicato la strada da percorrere, la squadra di Pioli ha ricercato a tutti i costi la vittoria, magari non una vittoria limpida e indiscutibile, ma sofferta e voluta. In pieno stile Ibra.
Come diceva un dirigente del passato: “Bisogna puntare al primo posto se si vuol arrivare nei primi 4”. Ecco, Ibra ha imparato bene la lezione e ieri non ha fatto altro che tramandarla. Questo è l’Ibra che fa il bene e l’interesse del suo Milan. Questo è l’Ibra che negli ultimi 4 mesi ci è mancato. Speriamo di ritrovarlo così, sano e in forma, anche dopo la parentesi con la nazionale. E speriamo che questa, sia la sua ultima “parentesi” della stagione.