
Milan, Ibrahimovic deve dimostrare di essere il top player della dirigenza e fare la differenza
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E POI C'E' IBRA - E poi c'è lui, Zlatan Ibrahimovic, il top player della dirigenza rossonera (anche se formalmente non ne fa parte). Nei prossimi mesi Ibra sarà chiamato a fare quello che ieri non è riuscito a fare in campo Rafael Leao, il top player della rosa del Milan: la differenza.
Ibra, di cui Cardinale si fida ciecamente e che, per questo, ha ingaggiato come super consulente suo e di RedBird, finora è stato decisivo nel portare avanti la candidatura di Jovan Kirovski, che da direttore sportivo dei Los Angeles Galaxy in MLS arriva al Milan per occuparsi della formazione Under 23.
MERCATO E ALLENATORE - Ma dall'ex attaccante svedese ci si aspetta molto di più. Oltre che dire cose che abbiano un impatto mentale ed emotivo sullo spirito dello spogliatoio e sull'autostima dei calciatori, Ibrahimovic dovrà infatti anche elargire consulenze decisive sul mercato e sull'allenatore. All'interno di quello che sarà sempre e comunque un lavoro di squadra, insieme a Furlani, Moncada e D'Onofrio, la parola di Ibra avrà comunque un peso importante, sia per le scelte di Cardinale sull'autorizzare acquisti e cessioni, sia sulla decisione riguardo al tecnico, con Stefano Pioli ancora favorito per la conferma ma sotto esame, soprattutto dopo la sconfitta contro la Roma in Europa League.
PALLA A IBRA - In un finale di stagione difficile, con la qualificazione alle semifinali di Europa League da conquistare con un'impresa in trasferta, e con una sconfitta nel derby da scongiurare a tutti i costi, per non correre il rischio di veder vincere lo scudetto all'Inter proprio quel giorno, e poi con un mercato nel quale, parola di Furlani, "il Milan non sarà timido", la palla ora passa al top player dei dirigenti: palla a Ibra.