Getty Images
Milan, i piani per il futuro di Camarda. Un'idea su tutte ma occhio al 'consiglio' di Sebastiano Esposito
- 36
"Fuori dall'Italia ti isoli da tutta la cultura del calcio italiano e da tutta la pressione che c'è, che a volte è veramente pesante. In Italia si è 100% focalizzati sul calcio, all'estero dopo due ore è finita la partita e non ci si pensa più. A un giovane serve fare un percorso all'estero. All'estero giocano più i giovani, qui se fai due partite bene sei il nuovo Cristiano Ronaldo, se ne fai due male sei uno dei più scarsi". Parole a Cronache di Spogliatoio di Sebastiano Esposito, attaccante classe 2002 attualmente in forza alla Sampdoria che, dopo un inizio di carriera fulminante da predestinato designato all’Inter, è alla ricerca ora in una delle piazze più nobili della Serie B un rilancio dopo tante occasioni sfumate. Le sue dichiarazioni si inseriscono alla perfezione nell’eterno ragionamento su come crescere e gestire al meglio il potenziale di un giovane talento di casa nostra, per esempio il nuovo enfant prodige di casa Milan Francesco Camarda.
IL GOL CAPOLAVORO CONTRO IL CAGLIARI
QUANTE PRESSIONI - Un classe 2008 abituato a bruciare le tappe e a giocare sistematicamente sotto età, dalle prime tappe nel vivaio fino all’approdo nella formazione Primavera con cui si è preso la scena con gol importanti e bellissimi, come quello in rovesciata al Paris Saint-Germain in Youth - a poche ore di distanza dal bis concesso tra i “grandi” da Rafael Leao a San Siro - o quello contro il Cagliari nell’ultimo turno di campionato. 15 anni soltanto ed un carico di aspettative cresciuto in modo esponenziale negli ultimi mesi, complice anche il debutto da record in Serie A (è il più giovane esordiente di sempre del campionato italiano) in Milan-Fiorentina del 25 novembre scorso e l’interesse suscitato in molte delle principali corazzate europee, Manchester City in testa. Oltre alla tecnica e ad un repertorio fuori discussione, serve avere testa sulle spalle e seguire la giusta traiettoria per diventare un campione e consolidarsi a certi livelli. Ma quali sono i piani per il futuro di Camarda studiati dal Milan e dall’entourage che ne cura gli interessi?
CAMARDA: 'MI ISPIRO A VAN BASTEN'
PROGETTO CHIARO - Il prossimo 10 marzo Francesco Camarda festeggerà il suo sedicesimo compleanno e, per regolamento, scatterà la possibilità di firmare il primo contratto da professionista. Nelle strategie delineate dal club rossonero e dal suo agente Beppe Riso, si prospetta un prolungamento triennale con scadenza giugno 2027 ed un inserimento, graduale, ma sempre più costante nelle dinamiche della prima squadra. E per favorire un adattamento a ritmi, dinamiche e situazioni che il giovanissimo attaccante potrebbe presto conoscere se riuscisse a mantenere le aspettative, il Milan prende in considerazione tutte le ipotesi, con una che sembra emergere con maggiore prepotenza. Il club di via Aldo Rossi è infatti fortemente determinato a lanciare, a partire dalla stagione 2024/2025, una seconda squadra Under 23 che possa partecipare - sull’onda di quanto fatto da Juventus ed Atalanta - ad un campionato professionistico di livello inferiore come la Serie C. Il Milan è molto avanti in un progetto che, dopo essere passato dall’ottenimento dello status di prima della lista per la composizione dei prossimi campionati e dalla richiesta formale ai vertici della Lega Pro, ha bisogno di un ultimo e decisivo step. Quello dell’eventuale mancata iscrizione di una delle società che attualmente partecipano alla Serie C o alla rinuncia di una delle promosse dalla Serie D.
IL PIANO B - Per prima la Juventus ha dimostrato e sta dimostrando coi fatti che accelerare il percorso di apprendimento di calciatori come Huijsen, Barrenechea, Yildiz, Soulé è stata la mossa ideale per valorizzarne le qualità in un contesto di gran lunga più probante e competitivo di un campionato Primavera. Per ritmo, atletismo e consistenza degli avversari. Continuare a crescersi in casa i prodotti del proprio vivaio rimane la soluzione preferibile in assoluto, ma il Milan è ovviamente chiamato a valutare un piano B qualora non fosse possibile già dall’anno prossimo disporre di una seconda squadra. In questo quadro si inserisce la classica cessione in prestito, in una società ed in un contesto idonee per dare fiducia e continuità al ragazzo. Una scelta tutt’altro che banale, che passa pure dalle reali disponibilità e volontà di una società X di investire tempo e risorse sulla valorizzazione di un asset non di sua proprietà. Tanti sono i casi, tra Serie A e Serie B, di calciatori che si perdono in una sequenza infinita di prestiti nei quali non ottengono il minutaggio necessario per emergere.
MEGLIO ALL'ESTERO - E qui torniamo dunque alle parole in apertura di Sebastiano Esposito e all’opportunità di prendere in considerazione un percorso differente, più complicato sotto certi aspetti ma probabilmente più completo per la formazione caratteriale di un giovane, ossia l’esperienza all’estero. Una strada da intrapresa da grandi club come Inter (Filip Stankovic, Samuele Mulattieri o Gaetano Oristanio in Olanda) o Juventus. Ci sono poi quei giocatori italiani che per affermarsi definitivamente hanno sentito l’esigenza di lasciare casa e la zona di comfort, come all’epoca Graziano Pellé con AZ Alkmaar e Feyenoord dopo un’estate del 2005 da grande protagonista al Mondiale Under 20 o Gianluca Scamacca, che lasciò il settore giovanile della Roma per trasferirsi al PSV Eindhoven. Attualmente, il caso più eclatante è quello del 2006 Simone Pafundi, che dopo le convocazioni a sorpresa dell’ex ct della Nazionale Roberto Mancini e le panchine (e tribune) collezionate all’Udinese, ha deciso di fare le valigie e trasferirsi nell’ultima finestra di mercato. Senza dimenticare il 2004 Nicolò Turco, bomber delle giovanili bianconere che ha scelto il Salisburgo come il 2007 Alessandro Ciardi, proveniente dall’Inter. Ma anche l’ex stella del vivaio atalantino Cher Ndour, passato dal Benfica per convincere il Paris Saint-Germain a puntare su di lui nella scorsa estate.
IL GOL CAPOLAVORO CONTRO IL CAGLIARI
QUANTE PRESSIONI - Un classe 2008 abituato a bruciare le tappe e a giocare sistematicamente sotto età, dalle prime tappe nel vivaio fino all’approdo nella formazione Primavera con cui si è preso la scena con gol importanti e bellissimi, come quello in rovesciata al Paris Saint-Germain in Youth - a poche ore di distanza dal bis concesso tra i “grandi” da Rafael Leao a San Siro - o quello contro il Cagliari nell’ultimo turno di campionato. 15 anni soltanto ed un carico di aspettative cresciuto in modo esponenziale negli ultimi mesi, complice anche il debutto da record in Serie A (è il più giovane esordiente di sempre del campionato italiano) in Milan-Fiorentina del 25 novembre scorso e l’interesse suscitato in molte delle principali corazzate europee, Manchester City in testa. Oltre alla tecnica e ad un repertorio fuori discussione, serve avere testa sulle spalle e seguire la giusta traiettoria per diventare un campione e consolidarsi a certi livelli. Ma quali sono i piani per il futuro di Camarda studiati dal Milan e dall’entourage che ne cura gli interessi?
CAMARDA: 'MI ISPIRO A VAN BASTEN'
PROGETTO CHIARO - Il prossimo 10 marzo Francesco Camarda festeggerà il suo sedicesimo compleanno e, per regolamento, scatterà la possibilità di firmare il primo contratto da professionista. Nelle strategie delineate dal club rossonero e dal suo agente Beppe Riso, si prospetta un prolungamento triennale con scadenza giugno 2027 ed un inserimento, graduale, ma sempre più costante nelle dinamiche della prima squadra. E per favorire un adattamento a ritmi, dinamiche e situazioni che il giovanissimo attaccante potrebbe presto conoscere se riuscisse a mantenere le aspettative, il Milan prende in considerazione tutte le ipotesi, con una che sembra emergere con maggiore prepotenza. Il club di via Aldo Rossi è infatti fortemente determinato a lanciare, a partire dalla stagione 2024/2025, una seconda squadra Under 23 che possa partecipare - sull’onda di quanto fatto da Juventus ed Atalanta - ad un campionato professionistico di livello inferiore come la Serie C. Il Milan è molto avanti in un progetto che, dopo essere passato dall’ottenimento dello status di prima della lista per la composizione dei prossimi campionati e dalla richiesta formale ai vertici della Lega Pro, ha bisogno di un ultimo e decisivo step. Quello dell’eventuale mancata iscrizione di una delle società che attualmente partecipano alla Serie C o alla rinuncia di una delle promosse dalla Serie D.
IL PIANO B - Per prima la Juventus ha dimostrato e sta dimostrando coi fatti che accelerare il percorso di apprendimento di calciatori come Huijsen, Barrenechea, Yildiz, Soulé è stata la mossa ideale per valorizzarne le qualità in un contesto di gran lunga più probante e competitivo di un campionato Primavera. Per ritmo, atletismo e consistenza degli avversari. Continuare a crescersi in casa i prodotti del proprio vivaio rimane la soluzione preferibile in assoluto, ma il Milan è ovviamente chiamato a valutare un piano B qualora non fosse possibile già dall’anno prossimo disporre di una seconda squadra. In questo quadro si inserisce la classica cessione in prestito, in una società ed in un contesto idonee per dare fiducia e continuità al ragazzo. Una scelta tutt’altro che banale, che passa pure dalle reali disponibilità e volontà di una società X di investire tempo e risorse sulla valorizzazione di un asset non di sua proprietà. Tanti sono i casi, tra Serie A e Serie B, di calciatori che si perdono in una sequenza infinita di prestiti nei quali non ottengono il minutaggio necessario per emergere.
MEGLIO ALL'ESTERO - E qui torniamo dunque alle parole in apertura di Sebastiano Esposito e all’opportunità di prendere in considerazione un percorso differente, più complicato sotto certi aspetti ma probabilmente più completo per la formazione caratteriale di un giovane, ossia l’esperienza all’estero. Una strada da intrapresa da grandi club come Inter (Filip Stankovic, Samuele Mulattieri o Gaetano Oristanio in Olanda) o Juventus. Ci sono poi quei giocatori italiani che per affermarsi definitivamente hanno sentito l’esigenza di lasciare casa e la zona di comfort, come all’epoca Graziano Pellé con AZ Alkmaar e Feyenoord dopo un’estate del 2005 da grande protagonista al Mondiale Under 20 o Gianluca Scamacca, che lasciò il settore giovanile della Roma per trasferirsi al PSV Eindhoven. Attualmente, il caso più eclatante è quello del 2006 Simone Pafundi, che dopo le convocazioni a sorpresa dell’ex ct della Nazionale Roberto Mancini e le panchine (e tribune) collezionate all’Udinese, ha deciso di fare le valigie e trasferirsi nell’ultima finestra di mercato. Senza dimenticare il 2004 Nicolò Turco, bomber delle giovanili bianconere che ha scelto il Salisburgo come il 2007 Alessandro Ciardi, proveniente dall’Inter. Ma anche l’ex stella del vivaio atalantino Cher Ndour, passato dal Benfica per convincere il Paris Saint-Germain a puntare su di lui nella scorsa estate.