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Milan, Gazidis: 'Ecco come si batte il razzismo, l'ho vissuto sulla mia pelle'
"Al Milan ci teniamo che i nostri giocatori siano coscienti che un problema razzismo esiste ed è reale. Parliamo molto con loro, cerchiamo di trovare le soluzioni e di offrire loro un modello virtuoso di società. In Premier League molto è stato fatto in questi anni, ma il problema razzismo non è ancora stato risolto del tutto. Però in Inghilterra si è partiti da cose concrete. Gli stadi per esempio, devono essere funzionali e accoglienti; devono venire considerati come luoghi dove è bello passare un paio d’ore. Mi piace pensare a stadi con sempre più bambini e donne, dove c’è tranquillità e c’è rispetto reciproco, verso i giocatori e tifosi avversari. Poi è chiaro: la tecnologia è fondamentale per identificare e isolare chi non rispetta le regole, chi offende e insulta il giocatore di colore".
"Sono molto sensibile alla questione, anche perché il razzismo l'ho vissuto sulla mia pelle. Mio padre è stato tre anni in prigione: era un attivista e combatteva l'apartheid, è finito in prigione nello stesso periodo in cui c'era Nelson Mandela. Quando uscì la mia famiglia continuò a ricevere minacce e intimidazioni. Noi Gazidis siamo esuli, emigranti: quando ero piccolo ci siamo trasferiti nel Regno Unito proprio per sfuggire alle persecuzioni. So cosa significa il razzismo e oggi sono convinto che il calcio abbia gli strumenti per debellarlo".