Milan, Gattuso:| 'No a rinnovo annuale'
"Dopo la mia malattia, qualcosa è tornato a bollirmi dentro. Voglio sentirmi utile, ma non penso di poter dare più niente a questa società. Mi sono sentito vuoto, ho capito che il ciclo è finito. Galliani mi aveva offerto un altro anno di contratto ma ho detto no. Sono stati tredici anni fantastici, è stato un sogno giocare per la squadra che tifavo da bambino". Queste le ultime parole da milanista di Ringhio Gattuso, che dopo 13 anni di militanza lascia Milanello senza strascichi
Il futuro? "Sappiamo che l'azienda e la società hanno qualche problema economico ma so per certo, conoscendo i dirigenti, che allestiranno al meglio la squadra del prossimo anno. Questo non è un fuggi fuggi dei senatori. Dove andrò? Non lo so, voglio decidere con calma. Adesso comincio uno stage di quattro settimane a Coverciano, così prendo l'attestato e lo metto nel cassetto. Poi parlerò con il vero capitano di casa mia, cioè mia moglie. Deciderò assieme a lei dove giocare il prossimo anno ma lo farò con grande tranquillità. Sarebbe bello stare anche un po' più di tempo con i miei genitori dato che sono fuori di casa da vent'anni, ma Gallarate rimarrà anche in futuro il centro della mia vita".
Alcuni momenti rossoneri più importanti: "Se parliamo di sconfitte penso a Istanbul. Ho visto Gesù Cristo e la Madonna in persona, ho avuto gli incubi per sei mesi. La vittoria più bella è quella del 2003 a Manchester, dopo aver battuto l'Inter in semifinale e la Juve in finale. Vale più di qualasiasi coppa". L'allenatore del cuore rimane invece Ancelotti: "Per me Carletto è stato allenatore, amico, papà, un amante calcisticamente parlando. Carletto è Carletto. Per lui ci voleva una statua come quella dedicata a Nereo Rocco. Il suo Milan in Europa aveva lo stesso rispetto del Barcellona di adesso. Ancelotti non è stato solo l'allenatore di questa squadra, era tutto. E' stato la persona che amavi e volevi bene, lo stimavi e quando scendevi in campo davi l'anima anche per lui. Quando preparavi la partita non ce n'era per nessuno. Diceva: voi scendete in campo che la partita ve la faccio vincere io".
Le squadre dove non andrei mai? "Metto le mani avanti, perché so che non mi vorrebbero loro. Ma Inter e Juve sono quelle dove non giocherei, per la storia che ho scritto qui al Milan".