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Milan, Furlani racconta la verità sul passaggio da Yonghong Li a Elliott: "Non c'era gestione, qui potevamo guadagnarci"
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YONGHONG LI - "Non avevo mai considerato lo sport come un percorso da intraprendere in carriera. Avevo cercato lavori nella finanza, ottenendo un ruolo di analista per le società di investimento Silver Point Capital e, in seguito, Apollo Management. Nel 2010, mi sono trasferito a Elliott, come analista di investimenti, lavorando su azioni pubbliche e private, finanziamenti privati e immobiliare. Il mantra era che potevamo portare tutti i tipi di idee di investimento all'azienda: se fosse sembrata una buona opportunità, l'avremmo valutata. Ad inizio 2017 ha ricevuto la chiamata di un avvocato che mi ha chiesto: 'Hai mai pensato di investire nel Milan? All'epoca, ricordo di aver pensato: 'Le squadre di calcio perdono sempre soldi'. Quindi ho risposto più o meno così: 'Sei fuori di testa? Perché mai dovrei farlo?' Ma poi ho scoperto di più sulla questione. Mi ha spiegato che Li Yonghong aveva accettato di pagare 740 milioni di euro, ma che gli mancavano 300 milioni di euro e che avrebbe perso il suo pegno di 200 milioni di euro se non fosse riuscito a trovare il resto del denaro entro tre settimane. Ho pensato, 'Bene, questa sembra una situazione in cui possiamo ottenere un buon ritorno economico, indipendentemente da quale sia l'attività’, quindi ho deciso di dargli un’occhiata approfondita. Cosa abbiamo fatto dopo aver presentato l'idea a Paul e Gordon Singer e ottenuto il loro via libera? Abbiamo chiesto a Yonghong Li: ‘Quanto tempo ti serve per ripagarlo?' Abbiamo suggerito tre anni, ma ci ha assicurato che aveva i soldi e che erano bloccati in Cina, quindi 18 mesi sarebbero stati più che sufficienti. A luglio 2018, aveva smesso del tutto di mettere soldi nel club. Poiché era inadempiente sul prestito, Elliott ha rilevato il club rossonero. Dire che il Milan è stato mal gestito è offensivo per le aziende mal gestite; non è stato gestito affatto. Elliott non ha mai avuto intenzione di dedicarsi alla gestione di una squadra di calcio, è stato un investimento decisamente diverso dal solito. Abbiamo dovuto capire rapidamente qual era il percorso migliore da seguire".
MILAN A ELLIOTT - "Il nostro obiettivo è diventato quello di fermare le perdite, di vivere con i nostri mezzi. Innanzitutto, dovevamo concentrarci sul miglioramento delle nostre prestazioni in campo. Sapevamo che se non avessimo vinto più partite i tifosi avrebbero smesso di venire e non avremmo avuto accesso ai ricavi derivanti dalle competizioni europee. Qua al Milan, posizionandoci nei primi quattro posti in Serie A, raggiungiamo la Champions League che è estremamente redditizia dal punto di vista dei ricavi. In secondo luogo, per quanto il successo sportivo sia importante, ci siamo resi conto che non dovevamo entrare in una modalità di successo a tutti i costi: i costi extra che si sostengono per inseguire il successo possono ucciderti finanziariamente. Avevamo bisogno di vincere più partite pagando meno i nostri giocatori. La nostra squadra era semplicemente troppo costosa. Terzo: avevamo bisogno di investire sul lato commerciale. Ci siamo resi conto che se i risultati sul campo avessero iniziato a migliorare, avremmo dovuto essere in grado di monetizzarli attraverso sponsorizzazioni e altre attività commerciali. Abbiamo ricostruito il team di gestione attorno a Gazidis".
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Non c’era festoni, non c’era padrone, non c’è stato vero passaggio di proprietà…