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Milan: fra minusvalenza e risparmio sull'ingaggio, le cifre a bilancio dell'addio di Rebic
MINUSVALENZA - La cifra come detto è molto bassa, ma il Milan ha scelto di accettarla pur di agevolarne l'uscita e risolvere un problema che avrebbe potuto condizionare anche lo spogliatoio e la gestione di Pioli. Il bilancio del club, infatti, è tornato sano e permette più margine anche per quello che riguarda il conto economico (e la cessione di Tonali al Newcastle ha ulteriormente sistemato il bilancio). Con questo addio, però, Rebic lascia in dote al Milan una minusvalenza importante. Arrivò infatti prima in prestito, poi fu acquisto a titolo definitivo nell'estate 2020 in un'operazione che, ufficialmente, vede iscritto a bilancio il costo del suo cartellino per 0 milioni di euro (sostanzialmente gratis, mentre il percorso opposto verso l'Eintracht lo fece André Silva). Una mossa che consentì di annullare il 50% della futura rivendita alla Fiorentina. Nel corso della stagione, tuttavia, maturarono ricchi bonus che portarono il costo storico del cartellino a 6,7 milioni di euro. In virtù di un contratto quinquennale oggi il peso a bilancio di Rebic è di 2,6 milioni di euro, e, di fatto, fa realizzare al Milan circa 2 milioni di minusvalenza.
RISPARMIO INGAGGIO - Una minusvalenza che nelle idee del club rossonero potrà essere alleggerita dal risparmio sul costo dello stipendio che non peserà più a monte ingaggi. Rebic avrebbe guadaganto dal Milan 3,5 milioni di euro per due annualità. Avendo usufruito dei vantaggi fiscali del decreto crescita per il croato il lordo dello stipendio che il Milan avrebbe dovuto garantirgli era di poco più di 9 milioni di euro lordi circa. Cifre che oggi sono risparmiate al 100% e che, ipoitzzando una sostituzione con Okafor (jolly d'attacco allo stesso modo), il quale arriva a 2 milioni di ingaggio annui (anche lui con decreto crescita), sul totale consentono al Milan di azzerare anche l'impatto della minusvalenza. (4,7 lordi Rebic, 3 lordi Okafor).