Milan, El Shaarawy aspetta Seedorf
Stephan El Shaarawy, attaccante del Milan, è stato intervistato dalla rivista ICON, presentata allo showroom Dolce&Gabbana di Milano. Queste le parole del 20enne: "Com’è stato arrivare al Milan? Spiazzante. Mal’accoglienza è state bellissima, mi hanno permesso d’integrarmi subito con i senatori e i campioni. Un punto di riferimento? Seedorf. Un grande, in tutti i sensi. Passavamo molto tempo insieme e mi ha insegnato tante cose, sulla professione, sull'amicizia e sulla vita. Meglio di un padre? Questo no". Un'apertura implicita a quello che potrebbe essere il prossimo allenatore del Milan?
"Adoro la mia famiglia, con i miei parlo tantissimo di tutto, da sempre. E poi mi sostengono, mi supportano in ogni cosa che faccio. Sono presenti, non invadenti. Li ho sempre sentiti vicini. In ogni caso, prima mi ha seguito mio padre e ora mia madre è venuta a Milano per vivere con me.Con mio fratello siamo unitissimi, diciamo complementari: lui studia e io gioco, almeno per il momento. In questo momento, per me, non c’è altro che il calcio. Faccio un lavoro che gli altri fanno per gioco. Per giocare davvero esco con gli amici, qualche ora alla Play Station… Sono presente in tutti i videogames di calcio in forma virtuale.Le prime volte che mi sono comandato in versione virtuale è stato un bell'effetto. Ero il mio avatar. E quando mi arrivava la palla... Insomma, cercavo di fare un buon gioco".
"Mi piace molto il soprannome Faraone. Ha una bella storia. Tre anni fa, alle finali nazionali con la Primavera, ho fatto un gol che per me era importantissimo e il mio amico Perin ha imitato la posizione dell’airone. Io ero li, ai suoi piedi, e ho fatto quella dell’egiziano da geroglifico. E’ da allora che mi chiamano Faraone. Un sogno degno del mio soprannome? Quello che sto vivendo ora. Sono tifoso del Milan, ancor prima che calciatore. Kakà era il mio mito quando ero solo un tifoso. Forse perché mi hanno spesso paragonato a lui, come giocatore e come persona: anche lui è un ragazzo semplice, pulito, giocatore e come persona così come penso di esserlo io. Quando l’ho incontrato la prima volta, in un’amichevole, a fine partita gli chiesi la maglia e lui me la regalò con un sorriso. Quel sorriso non mi ha più abbandonato, ogni volta che ripenso a quel giorno, lo rivedo. Come in un film".
"La cresta? Mi piace molto l’idea d’essere preso come modello. L’amicizia con Balotelli? E’ nata istintivamente. Subito, appena ci siamo conosciuti. La storia che io e Mario siamo agli antipodi è falsa. E’ un’invenzione dei giornalisti. Mario non è uno come vogliono farlo sembrare: è anche lui un tipo semplice, come me. Siamo due ragazzi molto simpatici! Mi piacciono altri sport come il beach volley, ping pong, tennis ma soprattutto il biliardo, la mia seconda passione. A Milanello ci sono due tavoli e il confronto classico è quello Pazzini-El Shaarawy-Montolivo e spesso vinco io".