Milan, e ora? Da Elliott padrone al futuro di Fassone e Mirabelli, il punto
Milan, e ora che succede? Se lo chiedono in molti, soprattutto quei tifosi sempre più attenti alle questioni economiche e finanziarie che ormai vanno di pari passo con le vicende sportive di un qualsiasi club. La mancata restituzione da parte di Yonghong Li dei 32 milioni di euro anticipati da Elliott per l'ultima tranche di aumento di capitale potrebbe avviare da lunedì prossimo la procedura per il graduale passaggio di proprietà nelle mani del fondo statunitense di Paul Singer. Le leggi lussemburghesi, perchè che è bene ricordare che la controllante del Milan ha sede proprio nel granducato, consentono al creditore Elliott di rivolgersi al Tribunale locale per iniziare l'opera di escussione delle azioni della società rossonera, date in pegno da Yonghong Li nel momento in cui ha ottenuto in prestito i 303 milioni di euro necessari per completare l'acquisto del Milan da Fininvest.
ELLIOTT AL COMANDO - Essendo venuto meno un paletto strategico, ossia la restituzione dei famosi 32 milioni, Elliott vuole fare valere la legge ed è pronto a prendersi quello che ritiene suo. In una situazione di enorme incertezza, che va dalla possibilità che mr Li ricorra in giudizio per non perdere per "soli 32 milioni" un patrimonio nel quale aveva investito circa un miliardo di euro a un nuovo possibile compratore straniero (si è parlato di un mister X di provenienza russa) che verrebbe presentato proprio nella giornata di lunedì, il fondo di Singer inizia a fare i suoi conti. Qualora prevalesse la linea più "logica", si farebbe carico della precaria condizione del Milan, immettendo da subito 150 milioni di euro per garantire la continuità aziendale e verosimilmente anche per avere un budget minimo sul calciomercato. L'obiettivo è quello di rivalutare economicamente un asset condizionato dai recenti eventi, su tutti l'esclusione dalla prossima Europa League, per poi cedere al migliore offerente.
CAMBIO DI MANAGEMENT? - Che si tratti di Ricketts, di Steven Ross o anche di Rocco Commisso o di un altro profilo, è difficile pensare che il fine ultimo di Elliott non sia soltanto di rientrare degli oltre 300 milioni stanziati nell'operazione Milan, al netto degli interessi, ma di uscirne con un guadagno più che discreto. Da qui nasce l'ipotesi in cerca di conferme che Elliott possa gestire il club rossonero per un periodo medio-lungo, uno o anche due anni, e che possa anche puntare su un nuovo management di fiducia in questa fase di transizione. Che ne sarà dunque di Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli? Allo stato dell'arte, esistono due correnti di pensiero, quella che vedrebbe appunto un avvicendamento con figure più gradite al fondo americano (si sono fatti nei giorni scorsi anche i nomi di Maldini e Albertini) o che si punti a una linea di continuità col recente passato per non produrre ulteriori scossoni. A tal proposito, il blitz delle scorse ore di Fassone a Londra in compagnia di David Han Li, vice-presidente esecutivo del Milan, potrebbe avere una correlazione col futuro professionale dell'amministratore delegato. Voci, indiscrezioni, ipotesi che si rincorrono, ma da lunedì il futuro potrebbe essere finalmente più chiaro.
ELLIOTT AL COMANDO - Essendo venuto meno un paletto strategico, ossia la restituzione dei famosi 32 milioni, Elliott vuole fare valere la legge ed è pronto a prendersi quello che ritiene suo. In una situazione di enorme incertezza, che va dalla possibilità che mr Li ricorra in giudizio per non perdere per "soli 32 milioni" un patrimonio nel quale aveva investito circa un miliardo di euro a un nuovo possibile compratore straniero (si è parlato di un mister X di provenienza russa) che verrebbe presentato proprio nella giornata di lunedì, il fondo di Singer inizia a fare i suoi conti. Qualora prevalesse la linea più "logica", si farebbe carico della precaria condizione del Milan, immettendo da subito 150 milioni di euro per garantire la continuità aziendale e verosimilmente anche per avere un budget minimo sul calciomercato. L'obiettivo è quello di rivalutare economicamente un asset condizionato dai recenti eventi, su tutti l'esclusione dalla prossima Europa League, per poi cedere al migliore offerente.
CAMBIO DI MANAGEMENT? - Che si tratti di Ricketts, di Steven Ross o anche di Rocco Commisso o di un altro profilo, è difficile pensare che il fine ultimo di Elliott non sia soltanto di rientrare degli oltre 300 milioni stanziati nell'operazione Milan, al netto degli interessi, ma di uscirne con un guadagno più che discreto. Da qui nasce l'ipotesi in cerca di conferme che Elliott possa gestire il club rossonero per un periodo medio-lungo, uno o anche due anni, e che possa anche puntare su un nuovo management di fiducia in questa fase di transizione. Che ne sarà dunque di Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli? Allo stato dell'arte, esistono due correnti di pensiero, quella che vedrebbe appunto un avvicendamento con figure più gradite al fondo americano (si sono fatti nei giorni scorsi anche i nomi di Maldini e Albertini) o che si punti a una linea di continuità col recente passato per non produrre ulteriori scossoni. A tal proposito, il blitz delle scorse ore di Fassone a Londra in compagnia di David Han Li, vice-presidente esecutivo del Milan, potrebbe avere una correlazione col futuro professionale dell'amministratore delegato. Voci, indiscrezioni, ipotesi che si rincorrono, ma da lunedì il futuro potrebbe essere finalmente più chiaro.