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    Così Montella ha battuto Giampaolo

    Così Montella ha battuto Giampaolo

    • Giampiero Timossi
    Al Diavolo Montella. Ieri mattina c'era stato un momento nel quale il mondo del Milan sembrava capovolgersi ancora. Tutto tornava in gioco, anche la conferma di Brocchi, pure l'arrivo di Giampaolo. No, non è finita così. E l'uomo che sa aspettare (forse) aspetterà ancora. Marco Giampaolo compirà 49 anni il prossimo 2 agosto. E magari quel giorno sarà già da un pezzo il nuovo allenatore della Sampdoria. Oggi incontrerà il presidente blucerchiato, Massino Viperetta Ferrero, poi si deciderà. Giampaolo ha una moglie, una figlia, una vita normale. Una sola vera debolezza, anzi due, meglio tre. Il calcio, in tutte le sue declinazioni. Poi i sigari toscani e i ristoranti stellati. La terza è una passione ereditata da uno dei suoi maestri, Giovanni Galeone. Ancora uno “stellato” e Giampaolo avrà cenato in tutti i migliori ristoranti d'Italia. Per la stella, invece dovrà aspettare. Ha allenato a Pescara, Giulianova, Treviso, Cagliari, Siena, Catania, Cesena, Brescia, Cremonese, Empoli. Sentieri, alti e bassi, ma anche medi. Ha salvato squadre, l'anno dopo gli hanno venduto mezza formazione titolare e così lo hanno esonerato. Un classico nel curriculum dell'allenatore italiano nato a Bellinzona. Allora quest'anno ha deciso di fare a modo suo: ha abbracciato tutti, ringraziato e con un sorriso ha lasciato Empoli. Non ha vinto un accidenti, Giampaolo. Però a Empoli ha fatto più punti del meraviglioso Sarri. “Sarri è un maestro e la mia era la squadra più forte che abbia mai allenato”, dice con mezzo sigaro in bocca. Probabilmente sono cose vere entrambe, ma nessuno le direbbe. Giampaolo sì. Altri maestri: Sacchi, in quanto tale. Delneri, per la linea difensiva. Ventura, per il giropalla. Spalletti, per l'attacco alle profondità. Sarri, certo, per come si mettono insieme linee di difesa, triangoli di centrocampo, parabole d'attacco. Giampaolo non smette mai di studiare, ma per ora pare non bastare. Peccato, sarebbe una gradita novità sapere che alla fine la qualità del lavoro paga. Qualche anno fa (estate 2009) piaceva a Blanc e Secco, manager della Juventus. Loro lo avevano scelto per il dopo Ranieri. John Elkann, sommo pontefice torinese, preferì andare avanti con il traghettatore Ciro Ferrara. Non andò benissimo, per nessuno. Giampaolo aveva salvato il Siena, restò in Toscana e nell'ottobre 2009 venne naturalmente esonerato. Poi Catania. Esonerato. Cesena? Lascia. Brescia? Lo fanno andare via, le bugie di certi dirigenti e la violenza verbale degli ultrà bresciani. Si dimette, come aveva fatto anni prima a Cagliari: significa lasciare i soldi che si era guadagnato. Non lo fa quasi nessuno. Giampaolo sì. Riparte dalla Lega Pro, Cremonese. Ottavo e via, arrivederci e grazie. Ecco Empoli, per il dopo Sarri. Arriva decimo, ma in serie A. “Perché avevo una grande squadra, tanta qualità, la migliore che abbia mai allenato”. Sarà, ma giocavano da grande squadra, geometrie, meccanismi, attacco, niente paura. Però mezza squadra poi andrà via, Giampaolo capisce (ma capisce davvero), anticipa tutti e saluta. Piaceva a Corvino, nella sua prima avventura a Firenze, per il dopo Prandelli. Poi prese Mihajlovic. Piaceva alla Juve, già detto. Piaceva a Berlusconi e pure a Galliani. Evidentemente non ai cinesi, che ormai si sono comprati il Milan. Si sa, chi arriva da lontano ha gusti esotici. Quando Thohir sbarcò dall'Indonesia aveva un solo immenso mito nerazzurro: Ventola. Poi Martins, certo. Mica Ronaldo, troppo banale. Come è andata a finire lo sanno tutti. Per l'Inter di Thohir, mica per l'eccellente Ventola. Due cose. Aveva ragione Paolo Berlusconi, suo fratello doveva riposare, “troppi anni di frenetico lavoro, troppo stress”. Silvio Berlusconi, presidente del Milan, ha superato “alla grandissima” un intervento a cuore aperto. Sta benone. Raccontano che al telefono con l'amico Putin abbia predetto i disastri della Brexit. Lui sì, mica Renzi. Guardava Montella con simpatia? Forse, ma sicuramente aveva immenso affetto per Brocchi. E almeno la stessa stima dimostrata da Galliani per Giampaolo. Lucido, l'ex presidente del consiglio. Poi dalla Cina hanno spinto l'ago della bilancia sull'Aeroplanino. Al Diavolo va Montella. Pazienza se alla Samp ha fatto peggio di Zenga. Come diceva Woody Allen? “L'ottanta per cento del successo è saper apparire”. In caso contrario bisogna saper aspettare. 
     
     

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