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  • Milan, Berlusconi cambia l'attacco

    Milan, Berlusconi cambia l'attacco

    • Federico Albrizio
    Giornata intensa a Milanello con la visita di Silvio Berlusconi, il presidente ha festeggiato con la squadra, Mihajlovic, la figlia Barbara e Galliani i 30 anni esatti alla guida del Milan: pranzo, brindisi e lunga chiacchierata con i giornalisti presenti, una chiacchierata che ha regalato anche alcuni spunti interessanti di mercato. Il numero uno rossonero ha ribadito la ferma volontà di costruire una squadra italiana: progetto già avviato con difesa e centrocampo che vedono già un nutrito numero di interpreti, non ancora in attacco e Berlusconi ha spiegato anche i motivi di questo ritardo.

    IL RIFIUTO DI STEPHAN - Si parte da un retroscena: Berlusconi ha rivelato che il Milan ha provato a convincere negli ultimi anni Stephan El Shaarawy a trasformarsi in una punta centrale, tentativo non andato a buon fine e che ha portato alla separazione tra il Diavolo e il Faraone. Poco male per i rossoneri, che poi come conferma lo stesso presidente hanno potuto consolarsi con l'arrivo di Carlos Bacca, ora trascinatore indiscusso della squadra con i suoi gol.

    ITALIA POVERA DI TALENTI - Basta questo a spiegare i tanti stranieri in attacco? No, ma è lo stesso Berlusconi a dare un'ulteriore spiegazione: l'Italia negli ultimi anni non ha regalato grandi centravanti al calcio. Il patron rossonero non ha usato mezzi termini e le sue parole sanno di parziale chiusura all'arrivo di due giocatori accostati al Milan nell'ultimo periodo: Graziano Pellè, che non ha ancora rinnovato con il Southampton ed è un pallino del ct azzurro Conte, e Leonardo Pavoletti, esploso quest'anno al Genoa e già seguito dal Milan lo scorso gennaio. Mezza bocciatura però anche per Alessandro Matri, in prestito alla Lazio e di ritorno a fine stagione, e un altro italiano in rosa: Mario Balotelli non ha convinto finora nella sua seconda esperienza in rossonero, tra una battuta e l'altra per stemperare e ribadire la fiducia nelle qualità di Balo ("se solo diventasse più saggio") che  la sensazione è che si vada verso un altro addio a fine stagione.

    IL FUTURO IN CASA - Difficile trovare italiani di talento, quasi impossibile arrivare a giocatori di lusso senza la potenza economica di altri club europei, ma Berlusconi ha una soluzione: costruire in casa l'attaccante del futuro. Il primo passo il Milan lo sta già compiendo con Mbaye Niang, posto al centro del progetto da Mihajlovic e con risultati che stanno regalando soddisfazioni a tifosi e società, ma il piano non si chiude qui e si guarda al Settore Giovanile: l'obiettivo è di portare nei prossimi anni nuovi giocatori in Prima squadra dopo Calabria, Donnarumma e l'ultimo arrivato Locatelli. In attacco non mancano i nomi, Luca Vido e Andrea Vassallo i più pronti in termini di età ('97), ma c'è un altro ragazzo che si è fatto strada a suon di gol: Patrick Cutrone, classe '98 come Locatelli e proprio come lui uno nel quale il Milan ripone grande speranza. Oltre 30 le reti la scorsa stagione, quest'anno un po' frenato da alcuni infortuni a inizio anno ma ora sta tornando ai livelli cui aveva abituato sempre sotto la guida di Brocchi che già lo aveva lanciato negli Allievi Nazionali. Davanti ha ancora un altro anno con la Primavera, ma l'obiettivo è di portarlo tra due stagioni a diventare un effettivo importante per la Prima squadra. Il potenziale c'è, ma la cautela è massima per non rischiare di ripetere le orme di Giacomo Beretta e Andrea Petagna, altri due bomber gettati presto nella mischia e poi lentamente dimenticati dal Milan per perdersi tra prestiti e cessioni con diritti di riscatto e controriscatto (è il caso di Petagna all'Atalanta) che non hanno permesso ai due giocatori di crescere secondo le aspettative.

    Twitter: @Albri_Fede90

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