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Mihajlovic trattato da allenatore e non da malato: esonero amaro ma comprensibile
Il Bologna ha 3 punti in 5 partite. Pochi, ma non pochissimi, visto che dietro ai rossoblù ci sono oggi 4 squadre, che ancora non hanno cambiato allenatore. A Bologna hanno deciso che Mihajlovic non potesse più allenare la loro squadra. Gli hanno chiesto di dimettersi e dietro il fermo rifiuto del tecnico, hanno chiuso in anticipo il contratto che sarebbe scaduto a giugno. Ogni club è libero di fare ciò che vuole con i propri allenatori. In questo senso, il Bologna ha trattato Mihajlovic come un uomo sano, non ha avuto “rispetto” per la malattia, che porta istintivamente tutti a stare dalla parte di Sinisa. Ma forse ha pensato che proprio l’attuale stato fisico impedisca a Mihajlovic di fare al meglio il proprio lavoro, e perciò ha anticipato i tempi, anche oltre le apparenti necessità tecniche.
Simile idea, dovevano avercela già in estate, quando solo a campionato ampiamente finito venne confermato a Sinisa che avrebbe conservato il suo posto. E questo dopo un 13esimo posto con 46 punti, che certo non lasciava dubbi sull’aver centrato l’obiettivo tecnico della stagione. Col senno di poi, si può quindi ipotizzare che allora non ebbero il coraggio per una mossa tanto impopolare. Adesso, dopo nemmeno un mese di campionato, evidentemente questo coraggio l’hanno trovato, ma non dev’essere stata cosa semplice. L’idea di salvaguardare l’interesse aziendale e tecnico, che sentivano minacciato dalla situazione creatasi, è prevalso sull’aspetto umano.
Di queste prime 5 partite, Mihajlovic ne ha perse solo 2: a Milano contro il Milan e a Roma contro la Lazio, campi sui quali cadranno in molti (stessa sorte già capitata anche all’Inter, per dire), ma non ne ha vinta nessuna. In estate, il club ha fatto un mercato di modesto profilo: ceduto certezze e acquistato scommesse, già lì c’erano state scintille fra Mihajlovic e la società. In campo, la squadra ha dato spesso l'idea di essere ripiegata su se stessa. Il pareggio di Spezia ha lasciato rimpianti e polemiche, diventati fatali. Se umanamente siamo tutti con Sinisa, ancora più di prima, e compreso che il Bologna l’ha trattato da “allenatore” e non da “allenatore malato”, forse la scelta del club diventa più giustificabile. Un altro esonero, anche se non è un esonero come gli altri.
@GianniVisnadi