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    Mihajlovic: 'Io ho la coscienza pulita'

    Mihajlovic: 'Io ho la coscienza pulita'

    L'allenatore del Milan Sinisa Mihajlovic è intervenuto in conferenza stampa alla vigilia della sfida contro l'Atalanta. Le parole del tecnico rossonero raccolte dal nostro inviato Federico Albrizio.

    Inizia domani la volata finale?
    "Mancano otto partite alla fine, c'è sempre meno tempo è vero. Causa nazionali siamo al completo solo da ieri, abbiamo qualche problemino ma la prepareremo bene e andremo in campo per vincere anche se non sarà facile: siamo fiduciosi. Sappiamo che dobbiamo fare bene in queste otto partite e in Coppa Italia, dobbiamo fare bene e dimostrare di essere da Milan in questo finale, nessuno deve mollare. L'Atalanta? All'andata hanno fatto la miglior partita della stagione, speriamo stavolta di farla noi".

    Ultime partite di campionato: più utili per i punti o per preparare la finale di Coppa Italia?
    "In Italia non ci sono partite facili e dobbiamo incontrare squadre che lottano per non retrocedere, il momento peggiore per incontrarle. Le motivazioni dobbiamo averle per gli obblighi che abbiamo nei confronti di società e tifosi e dobbiamo arrivare al meglio alla finale, non possiamo pensare di arrivare bene alla partita con la Juve se non facciamo bene in queste otto. Pensiamo partita per partita".

    Nel Milan c'è confusione?
    "Non credo ci sia confusione, io le parole dei presidenti non le commento mai, le ascolto. Penso che in una qualunque grande squadra come Milan, Inter o Juve ci si aspetti di più, è diverso dalle piccole: io ho allenato piccole prima, ora è diverso. Se c'è confusione mi piace, ci sono più pressioni in una big e la confusione se c'è è in senso positivo. Non so cosa intendesse Di Francesco, ma non si può capire se non si è dentro la società".

    Con un Milan italiano si può essere competitivi in Serie A e in Europa?
    "Penso che il Milan oggi sia quello che schiera più italiani, ne abbiamo almeno 6-7-8 in campo ogni parita a differenza di altre squadre che non ne hanno uno. In Italia poche squadre possono permettersi grandi investimenti, un Milan italiano si può ma ci vuole tempo. Ad esempio abbiamo Locatelli, ha qualità e testa per essere da Milan ma ci vuole tempo per adattarsi, la prima squadra è diversa dalla primavera. Per vincere poi campionati e Champions ci vogliono programmazione e pazienza e che gli italiani siano bravi: io non divido i giocatori per età ma per bravura, se un giovane è bravo con me gioca".

    Preoccupato di restare ed essere poi esonerato all'inizio del prossimo campionato?
    "Io sono sempre sereno: ho un altro anno di contratto e finché sarò l'allenatore del Milan proverò a tirare fuori il massimo da me e dai giocatori. Un allenatore viene giudicato per risultati e lavoro svolto, sono tanti fattori e l'importante è a fine anno avere la coscienza a posto, sapere di aver dato tutto, non accontentarsi e puntare a migliorarsi".

    Berlusconi deluso dal gioco, lei deluso dal suo Milan?
    "Potevamo fare meglio, l'avrei detto anche se fossimo primi in classifica perché non mi accontento mai. Abbiamo fatto alcuni mesi dove abbiamo giocato bene, altri dove non l'abbiamo fatto ma veniamo da tre stagioni non positive: nonostante tutto un miglioramento c'è e si vede, serve tempo ma in Italia te ne lasciano poco. Io e i giocatori abbiamo la coscienza a posto".

    De Sciglio esterno destro a centrocampo?
    "Abbiamo un altro allenamento, vediamo come sta Honda poi decideremo".

    Nuove chance per Balotelli e Menez da qui a fine campionato?
    "Non dipende da me ma da loro, in partita, in allenamento devono sempre dare quello che chiedo io, cioè rispetto e massimo impegno: quando faranno questo giocheranno, altrimento andranno in panchina e tribuna".

    Mihajlovic merita di restare?
    "Non va chiesto a me, io ho la coscienza pulita e finché sono al Milan do il massimo. Potevo fare meglio sì, come tutti".

    Chiarimento con Menez?
    "Ci ho parlato e spero di essermi fatto capire bene. C'è una battuta bellissima di Cruyff: "Se volevo che mi capissi mi sarei spiegato bene". Questo non è il caso, mi sono spiegato benissimo e mi ha capito".

    Modulo per dare la svolta?
    "Non c'è uno che ti faccia vincere le partite, va scelto in base ai giocatori e a quali sono più in forma. In carriera li ho provati tutti, sono d'accordo col presidente che è meglio con la difesa a quattro. Dipende tutto da come stanno i giocatori, se quelli cruciali in alcuni ruoli non sono ancora in condizioni accettabile è inutile rischiare".

    Servono tanti investimenti o pochi e mirati?
    "Pochi e mirati, non guardare i nomi ma i giocatori motivati anche giovani e che hanno qualità e in prospettiva possono diventare forti. Per tutto ci vuole tempo. Quando ero ct in Serbia ho cambiato tutti e avevo la nazionale più giovane d'Europa, quando li ho chiamati non li conosceva nessuno, dopo un anno tutti anche in panchina giocavano Champions o Europa League: erano tutti giovani, non ci siamo qualificati per un punto ma da lì sono riusciti a emergere e ora stanno facendo la loro carriera. In campo non vanno i nomi ma le motivazioni, e queste non si trovano al supermercato: bisogna scegliere bene, guardando le qualità e se possono essere funzionali al tuo gioco".

    La finale di Coppa Italia rischia di diventare un esame finale: è mai capitato in carriera di affrontarne uno così, da dentro o fuori?
    "Capisco l'aspetto motivazionale delle parole del presidente, so quanto è importante che vinciamo la Coppa Italia perché cambierebbe l'immagine esterna della nostra stagione: molti dei giocatori non hanno vinto nulla in carriera, per me sarebbe il primo trofeo. Non sto a dire quanto conterebbe vincerlo contro la squadra campione in carica e campione d'Italia, ma conoscendo il presidente Berlusconi so che non si può giudicare tutto in una sola partita, se si vince o si perde: puoi perderla dominando o vincerla soffrendo, ci sono tanti aspetti. C'è da valutare un anno intero di lavoro, poi si decide: tutti noi ci teniamo a vincere la Coppa Italia contro la Juve che ha dimostrato di essere più forte di tutti, ma in una partita può succedere di tutto".

    Mercato?
    "Io non guardo l'età, sono sempre stato coraggioso in questo senso: se sono convinto di un giocatore mi prendo tutte le responsabilità e lo faccio giocare. E' anche un motivo d'orgoglio per me vedere un giocatore che ho fatto esordire crescere e salire agli onori della cronaca, come Zivkovic ad esempio. L'importante è avere la coscienza a posto e decidere con la mia testa".

    Il gruppo del Milan ha carattere?
    "Sono tutti importanti e giocatori del Milan, poi ognuno ha la sua personalità e il proprio carattere: chi più forte chi meno, chi si fa sentire in spogliatoio chi no. Se sono tutti in nazionale significa che sono forti, spero che domani in partita mostrino il maggior tasso tecnico rispetto all'Atalanta senza dimenticare quello agonistico".

    Come sta Honda? 
    "Se è un vero samurai giocherà, se è una mezza sega no (ride, ndr). Spero sia rimasto giapponese e non si sia italianizzato. Ha preso una botta sul piede destro in nazionale, purtroppo può capitare. Vedremo oggi".
     

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