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    Messi tra ricordi e aneddoti: 'Per il Barça ho perso amicizie. Io genitore, la mia infanzia e la povertà vista da vicino...'

    Messi tra ricordi e aneddoti: 'Per il Barça ho perso amicizie. Io genitore, la mia infanzia e la povertà vista da vicino...'

    A tutto Leo Messi. In un'intervista fiume in occasione dei 25 anni di Olè, la Pulce si racconta mettendosi a nudo tra passioni, passato, sogni, ricordi e infanzia, ripercorrendo una carriera gloriosa: "Non ricordo esattamente la prima palla, ma so che fin da piccolo camminavo con la palla e a quattro anni ho iniziato a giocare per la squadra del mio paese". 

    L'ANEDDOTO DELLA NONNA - "L'hanno raccontato anche a me (ride, ndr). Giocavo con uno dei miei fratelli o un mio cugino. Giocavano con gli '86, che sono più vecchi di me di un anno, non so esattamente quale categoria fosse. Mancava un giocatore e mia nonna iniziò a dire all'allenatore, che conosceva da tutta la vita, di mettere me. 'No, guarda com'è piccolo, sei pazza, gli faranno male', e lei disse 'mettilo dentro, mettilo dentro'. Si vede che sono entrato, che ho fatto un paio di cose e da lì mia nonna è tornata e ha detto: 'Compragli gli scarpini, lo porto ad allenarsi la prossima settimana'. E da lì è iniziato tutto. E' stato un periodo spettacolare, della mia infanzia".

    SULLA SUA INFANZIA - "Ho fatto di tutto per poter giocare. Volevo giocare ovunque, nel quartiere, ovunque ci fosse una partita".

    L'APPRODO A BARCELLONA - "La verità è che prendere quella decisione è stato difficile, ma allo stesso tempo è stato veloce. Non ho nemmeno esitato. A quei tempi non capivo bene cosa significasse lasciare il mio paese, la mia gente, i miei amici e iniziare un'altra vita altrove, così lontano. E all'inizio è stato difficile. È stato difficile perché quando sono arrivato non potevo giocare a causa di un problema di ruolo, poi ho iniziato e mi sono infortunato... Sono stato quasi un anno senza poter giocare partite. Mi sono solo allenato, il che non è stato lo stesso...E poi sono stato fortunato che da allora in poi è stato tutto molto veloce. Mi muovevo molto velocemente e giocavo con i ragazzi più grandi. E ogni volta che vedevo che l'obiettivo era più vicino, che era possibile, allora mi veniva voglia di restare qui di più per continuare a combattere".

    SULL'ADDIO ALL'ARGENTINA - "Piangevo sempre, non volevo restare, ma allo stesso tempo sì. Volevo venire qui a Barcellona per continuare a giocare, ma allo stesso tempo è stato difficile per me lasciare tutto quello che avevo lì a Rosario. Ho perso molti amici a causa di quello che dicevo prima, comunicare era difficile. Oggi qualsiasi ragazzo di 13 o 14 anni va in giro con un telefono, in quel periodo non era così. Ho smesso di parlare con tante persone a causa della comunicazione e della distanza".

    SULLA VITA FAMILIARE - "Cinema? La verità è che usciamo poco. Più che per me, per la quotidianità dei ragazzi. Abbiamo tre figli e alla fine ti adatti alla loro routine. Finiscono la scuola e fanno qualche attività. Vai a prenderli, poi si mangia, senza addormentarti. Quando si addormentano, crolliamo anche noi (ride, ndr). Amo le routine e il fatto di andare a cercarle nel pomeriggio, di fare qualcosa con loro. Mangia presto, vai a letto presto. Mi piace ed è più o meno ciò che facciamo. La verità è che raramente usciamo... La scuola dei figli? Sono stato fortunato ad avere un gruppo di genitori spettacolari. Abbiamo iniziato con Thiago, che è stato il primo ad andare a scuola. Tra genitori è normale vedersi, stare insieme. E io sono uno in più".

    SUL MONDO ESTERNO - "I problemi? Sensazione brutta, ovviamente brutta. Ma non mi piace quello che succede, non solo con i miei amici ma ovunque. C'è molta povertà, soprattutto noi che veniamo da un paese dove ci sono molte persone che hanno difficoltà. L'ho visto, l'ho vissuto da vicino, so di cosa si tratta, non è che sono sempre stato nella posizione in cui sono oggi. Ma è sempre difficile dare un'opinione da questa parte perché la gente può dire, o qualcuno dirà: 'Tu parli, certo, perché non sai cosa sia', non è facile. E lo so, sono consapevole di tutto ciò che accade sia in Argentina che in Spagna, che è il paese in cui vivo, e non mi piace quello che vedo. E lo soffro. Proprio come le persone soffrono". 

    SUL CALCIO - "Lo guardo molto, mi piace guardare diversi campionati. Mi piace, sì. Guardo come giocano i nostri avversari, ma quando guardo una partita non comincio ad analizzare, ma piuttosto a godermi di più lo sport. Mi piace studiare le rivali, come pressare, dove far male, al di là del fatto che abbiamo gli allenatori o la nostra gente, ma mi piace anche osservare e vedere".

    SULLA COPPA AMERICA - "Siamo desiderosi con tutto il gruppo, entusiasti di poter giocare questa Coppa. È una Coppa speciale, diversa, per il fatto che sicuramente non ci saranno persone. Ma, anche così, personalmente voglio davvero esserci di nuovo".

    SUL BARCELLONA - "Ogni volta che competo, faccio a gara per vincere e cerco di raggiungere tutti gli obiettivi. La verità è che l'ultima Copa del Rey è stata speciale per il momento in cui eravamo anche noi, il club viene da un paio di anni in cui non ci stavamo divertendo a causa dei risultati. Perché è uno spogliatoio molto giovane, con tanta gente nuova, e questa Copa del Rey per lo spogliatoio è stata una svolta, e molto importante. E oltre a questo, personalmente mi piace vincere e ottenere titoli. Più siamo, meglio è. Le tante foto con i compagni più giovani? E' bello... So cosa si prova, ho provato lo stesso".

    SUI RIMPIANTI - "Mi dispiace di non aver chiesto prima le maglie ai giocatori con cui giocavo quando ero appena agli inizi. Ad esempio a giocatori come Ronaldo il Fenomeno e Roberto Carlos. Giocatori che ho affrontato e dei quali oggi dico che mi sarebbe piaciuto avere le loro maglie. La verità è che ho iniziato a pensare alle magliette quando già ero più grande. Prima non ci facevo attenzione".

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