AFP/Getty Images
Messi e la finta beneficenza: si tiene i soldi senza pagare le tasse
Adesso la polizia tributaria spagnola sta indagando sulle attività della Fondazione Leo Messi che negli anni scorsi ha ricevuto contributi milionari dal Barcellona. Secondo l'accusa l'ente con sede nel capoluogo catalano ha però impiegato solo una parte trascurabile dei suoi introiti per aiutare i poveri del mondo. Il resto è rimasto nella disponibilità della famiglia Messi. Questo è quanto emerge dalle carte consultate da L'Espresso, che è in grado di raccontare nel dettaglio gli affari riservati del calciatore. L'inchiesta, pubblicata nel numero in edicola domenica 14 gennaio, è stata realizzata grazie ai documenti ottenuti dal settimanale Der Spiegel e condivisi con il consorzio EIC (European Investigative Collaborations), di cui L'Espresso è partner in esclusiva per l'Italia.
Le carte rivelano che tra il 2010 e il 2013, cioè il periodo su cui si è concentrata l'indagine, il club ha sborsato almeno 6,5 milioni di euro a favore dell'ente benefico gestito da Jorge Messi, il padre di Leo che da sempre amministra le finanze del calciatore. Questo denaro ha goduto di un doppio sconto fiscale. Il club calcistico ha potuto in parte dedurre i versamenti dai propri ricavi evitando così di pagare le tasse su queste somme. E anche la fondazione, in quanto ente senza scopo di lucro, ha sborsato imposte ridotte al minimo sui propri introiti.
Secondo l'accusa, però, i pagamenti del club catalano non sarebbero altro che un compenso supplementare destinato a Messi. In altre parole, grazie allo schermo della fondazione, il fuoriclasse sarebbe riuscito a dribblare le tasse. La nuova inchiesta potrebbe avere conseguenze pesanti per il campione argentino. Infatti, dopo la sentenza dell'anno scorso, che prevedeva la sospensione condizionale della pena, in caso di nuova condanna il calciatore rischia seriamente di finire in carcere.
Si può quindi comprendere lo stato di estrema agitazione in cui sono piombati i dirigenti del Barcellona quando, il 28 aprile del 2016, gli ispettori del Fisco spagnolo hanno bussato alla porta del club. Nei mesi successivi, in una serie di riunioni, gli avvocati della società e i consulenti esterni hanno esaminato le possibili vie d’uscita da questo nuovo contenzioso fiscale. Messi è di gran lunga l’asset di maggior valore nel bilancio della società catalana e i vertici del club erano pronti a fare i salti mortali, sul fronte legale, pur di difendere il gioiello di famiglia.
Secondo quanto emerge dai documenti esaminati dal consorzio giornalistico EIC, il Barcellona ha offerto al fuoriclasse il denaro necessario per mettersi in regola con il fisco. E, secondo fonti di Madrid, il calciatore sarebbe ormai vicino a un accordo che gli eviterebbe, pagando le tasse evase e le eventuali multe, di finire un’altra volta sotto processo. Nelle prossime settimane si capirà se il Fisco deporrà le armi di fronte a una eventuale proposta di transazione. Di certo, fin d'ora si può dire che la Fondazione Leo Messi ha viaggiato per anni sul filo dell'illegalità. Fondato nel 2007, l'ente benefico si è iscritto nell'apposito registro pubblico solo sei anni dopo. E nel frattempo non ha mai pubblicato i propri bilanci, come invece prevede un preciso obbligo di legge.
espresso.repubblica.it