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    Messi, cos'è il talento? Perché ha stravinto la sfida con Griezmann

    Messi, cos'è il talento? Perché ha stravinto la sfida con Griezmann

    • Matteo Quaglini
    Che cos'è il talento? Difficile rispondere in una definizione. Difficile, perchè moltissimi tra scrittori, letterati, attori, artisti, filosofi, storici e sportivi hanno tentanto di definirlo e di circostanziarlo in poche o tante, precise parole. Ieri al Camp Nou nella finale, tra due ideologie di gioco differenti, della Liga tra Barcellona e Atletico Madrid ha raccontato la sua versione del talento Lionel Messi autore del gol che ha deciso il campionato spagnolo e che ha posto due ulteriori domande: cos'è il talento nel calcio moderno? E quanto, realmente, serve oggi?

    Prima di rispondere a questo quesito di modernità calcistica, occorre un passo indietro appunto sulla discussione intorno al talento. Una discussione che in questi diciotto anni, a partire dal 2000 cioè, ha trovato una patria, la Spagna. Ha trovato un'idea, la presenza nello stesso campionato di tre stili di gioco diversi. Ha trovato un dogma quello del barcellonismo. Ha trovato dei rivali, Real Madrid e Altetico Madrid. Ha trovato una filosofia, quella appunto di far emergere il talento del gesto tecnico e del gioco, valida per tutto il movimento calcistico spagnolo.

    Quest'ultimo punto assieme a quello della diversità degli stili è importantissimo se lo rapportiamo alla stagione del calcio italiano: un football che sta lavorando, già da anni, sui differenti stili di gioco delle squadre che lottano per il campionato e la Champions, ma che ha ancora pochi talenti tecnici (sommando tra italiani e stranieri) e che deve tornare anche ad esprimerli nella cultura sportiva decisamente sopito negli anni.

    Italia e Spagna sono due poli che si toccano e raccontano, oggi, la diversa centralità del talento. Ieri, invece, i due poli che l'hanno raccontata sono stati Messi e Griezmann i due punti di riferimento di due squadre esempio di diversità, e all'opposizione calcistica in fatto di stili. Lionel Messi ha risposto a tutte e tre le domande. Nel giocare la sua partita non è stato sempre al centro della scena, ma ha determinato ogni pallone che ha toccato. Fin qui nulla di nuovo sembra, ma c'è un tratto che nello sport di alto livello conta più di tutto è l'attimo.

    E nell'attimo in cui Messi con la palla al piede subisce, dalla difesa cholista, il fallo che poi trasformerà nella punizione-campionato, c'è la spiegazione da vocabolario del talento: capacità innata, disposizione naturale, persona geniale dotata di grandi capacità. L'idea dell'uno contro tutti, la consapevolezza di farcela a superarli o con un dribbling o con una parabola arcuata, il gesto tecnico eseguito senza fretta, il pugno di un grande pugile ad un altro grande pugile. L'ultima di queste immagini, quella della boxe calcistica chiama in causa anche Griezmann: mentre Messi orchestrava il tempo della gara imprimendo il suo ritmo cadenzato in partenza e veloce poi, le Petit Diable era lontano. Lontano dal gioco, lontano dal cuore dell'azione, scollegato con Diego Costa, mutevole nel ruolo in base alle idee di Simeone, ma lontano, sempre dalla posizione del talento in campo: il cuore del gioco, gli ultimi metri, l'area.

    In questa distanza tra i due c'è la lotta tra due grandi giocatori e c'è anche la lotta tra il genio e il talento, che sempre si incontrano ma che si discostano nell'attimo, nei tempi di gioco, nel pensiero veloce. Tutti tratti del talento. Così Messi e Griezmann hanno risposto alla prima domanda su cosa sia questo concetto: "Ll talento fa quello che vuole, il genio fa quello che può" come diceva Carmelo Bene. La finale della Liga ha risposto anche alle altre due domande. Il tratto, immenso, di Messi ha spiegato cosa sia oggi questo carattere nel calcio moderno: comunione con altri dieci giocatori. Unione di passaggio in passaggio con i compagni, per portare avanti un'idea. Scatto e tecnica dentro un'orchestra che suona insieme. Per questo Messi è il manifesto del talento non fine a se stesso, perchè lui esiste perchè c'è la squadra e la squadra, quest'anno modificata tatticamente, esiste perchè c'è lui nell'ingranaggio.

    Il talento nel calcio moderno è comunione con la disciplina, già Cruyff, Guardiola e il grande Milan di Sacchi ne erano stati i depositari, ma la novità è che oggi sia un grande giocatore, un fuoriclasse a sintetizzare questo concetto complesso, in un gesto o un'azione. Griezmann è genio perchè come diceva Schonberg: "il genio impara solo da sé stesso, il talento soprattutto dagli altri". E' stata questa la fotografia di Barcellona-Altetico Madrid di ieri, un fuoriclasse che, come diceva un altro dioscuro come Micheal Jordan, unisce talento a lavoro di squadra. E un campione grande che nella squadra magnifica del lavoro congiunto per eccellenza, ha lavorato solo su sè stesso.

    E questo spiega a cosa serva l'estro nel calcio moderno della meccanica, del rispetto ingessato delle tattiche, del fenomeno del tutti giochiamo uguale (che va comunque cambiando), serve a scegliere l'attimo. La punizione di Messi è perfetta, tecnicamente meravigliosa perchè pensata appena prima di mettere la palla a terra, è una punizione alla Platini, alla Zico, alla Maradona. E' il gesto di sintesi della predisposizione perchè come diceva De Niro, il talento sta nelle scelte.

    @MQuaglini

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