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MESSI ANNUNCIA: 'RESTO AL BARCELLONA! Ma Bartomeu non ha mantenuto la parola, sua gestione un disastro' VIDEO
Lionel Messi resta al Barcellona. Si risolve così la trattativa per eccellenza di questo mercato. Ecco le parole rilasciate a Goal.com dal fuoriclasse argentino: "Ho detto al club, specialmente al presidente, che volevo andare via. Gliel'ho detto tutto l'anno. Credevo fosse giunta l'ora di partire. Credevo che il club avesse bisogno di più giovani, nuove persone e pensavo che il mio tempo fosse finito. E' stato un anno molto difficile, ho sofferto molto in allenamento. Non è arrivata, questa decisione, per la sfida col Bayern, ci pensavo da tempo. L'ho detto al presidente e beh, il presidente ha sempre detto che a fine stagione potevo decidere se andare via o restare e alla fine non ha mantenuto la parola data. La sua gestione è un disastro".
LA DECISIONE - "Continuerò al Barcellona e il mio atteggiamento non cambierà. Farò del mio meglio, voglio sempre vincere, sono competitivo e non mi piace perdere. C'è un nuovo allenatore e una nuova idea. Va bene, ma vediamo come risponderà la squadra. Quello che posso dire è che resto e darò il massimo".
LA RABBIA - "Ho provato molto dolore per il fatto che venisse messo in dubbio il mio barcellonismo. Lo amo, questo club, e non starò meglio qui che altrove. Ho ancora il diritto di decidere. Stavo cercando nuovi obiettivi e nuove sfide. Qui al Barcellona ho dato tutto. Mio figlio, la mia famiglia, sono cresciuti qui e vengono da qui, non c'era niente di sbagliato nel partire in quel momento. Ne avevo bisogno, il club ne aveva bisogno ed era un bene per tutti".
IL BUROFAX - "Il burofax doveva renderlo ufficiale in qualche modo. Nel corso dell'anno avevo detto al presidente che volevo andarmene. L'invio del burofax stava rendendo ufficiale che volevo andare e che ero libero e l'anno facoltativo non lo avrei usato. Volevo andare via. Non era per fare un pasticcio, o per andare contro il club, ma il modo per rendere tutto ufficiale. Se non lo avessi mandato non sarebbe successo niente. Quello che dicono è che non l'ho detto prima del 10 giugno, ma eravamo nel bel mezzo di tutte le gare e non era il momento. Ma a parte questo, il presidente mi diceva sempre 'quando la stagione è finita decidi tu se restare o partire', non ha mai fissato una data, e beh, era semplicemente per ufficializzare il club che non volevo proseguire e non volevo litigare con il club".
FALSITA' - "Mi ha fatto molto male il fatto che siano state pubblicate cose false. O che si arrivasse a pensare che potevo andare a processo contro il Barcellona per trarne vantaggio. Non fare mai una cosa del genere. Ripeto, volevo andare via ed era un mio diritto, perché il contratto diceva che potevo essere rilasciato. E non è 'me ne vado e basta'. Me ne stavo andando e mi è costato molto. Volevo perché perché pensavo di vivere felicemente i miei ultimi anni di calcio. Quest'anno non ho trovato felicità nel club".
IL PROGETTO - "Ovviamente ho avuto molte difficoltà a decidere. Volevo un progetto vincente e vincere titoli col club per continuare a espandere la leggenda del Barcellona. Ma la verità è che non c'è stato nessun progetto o niente per molto tempo, si coprono solo buchi alle cose che succedono".
CONTINUARE - "Ora continuerò con il club perché il presidente mi ha detto che l'unico modo per andarmene era pagare la clausola da 700 milioni, che è impossibile, e poi c'era un altro modo, andare a giudizio. Non andrei mai a processo contro il Barcellona, perché è il club che amo".
LA FAMIGLIA - "Mio figlio Mateo? "È ancora piccolo e non sa cosa voglia dire cambiare città ma Thiago invece è più grande e non voleva saperne di andare via, cambiare amici, scuola. Piangeva e mi diceva che non voleva che andassimo via. È stato un periodo duro per tutti noi, dico la verità. È stato molto difficile prendere una decisione, anche se avevo chiaro cosa volessi e mia moglie mi ha sempre appoggiato".