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Mercato, possesso palla e gestione dei big: è il fallimento di Guardiola
I MOTIVI DEL FALLIMENTO - Guardiola non è più il migliore al mondo, non è più un allenatore che fa la differenza. E c'è più di un segnale che supporta la tesi. L'uomo della revolucion Barcelona ha commesso tanti, troppi errori, di ogni natura. Non ha saputo adattare il suo credo calcistico ai ritmi e all'intensità della Premier League, ha fatto scelte di mercato discutibili (la bocciatura preventiva di Hart e l'acquisto di Bravo, l'assenza di un vice Aguero e il mancato arrivo, ina aggiunta di Stones, di un difensore centrale, considerando i problemi cronici di Kompany) e ha avuto una gestione bizzarra della rosa (per informazioni chiedere a Yaya Touré, prima spedito nel dimenticatoio poi diventato titolare o a Delph, contro l'Everton lasciato in panchina con Zabaleta adattato centrocampista centrale).
FUTURO DA DECIDERE - Guardiola è a un bivio: andare via a fine stagione, cercando un nuovo progetto tecnico dove poter esprimere liberamente la sua filosofia, o aggiornare il suo credo, adattandolo a un campionato, quello inglese, nel quale avere un miglior possesso palla non è sinonimo di successo. Il tempo stringe, serve una reazione, serve ritrovare tranquillità e motivazioni. C'è una stagione da salvare, c'è uno scettro da riprendere.