Mercato non all'altezza degli obiettivi: la grande contraddizione del Milan
Un anno dopo, Gattuso è in vacanza per sua scelta non avendo intravisto nei programmi della società un convincente piano di rafforzamento. Al suo posto è arrivato Giampaolo, che non ha mai indossato la maglia del Milan, considerato da tutti un maestro di bel gioco, evidentemente da preferire alla grinta di Gattuso. Fermo restando il fondo Elliott alla guida del club, anche se nessuno ha mai ascoltato la voce del grande capo Paul Singer, né tantomeno lo ha visto a San Siro o a Milanello, al posto di Leonardo è arrivato Boban, così innamorato del Milan da lasciare il posto di “numero due” della Fifa. Una garanzia appunto, perché sulla sua serietà e professionalità nessuno può sollevare il minimo dubbio.
Tutto chiaro e tutto bello insomma, proprio come un anno fa quando l’obiettivo era il quarto posto, ovviamente da riproporre adesso, con la valorizzazione di nuovi giovani e l’aggiunta del bel gioco. Dietro la facciata, però, affiora un’evidente contraddizione. Perché il fondo Elliott è interessato a rilanciare il Milan attraverso i giovani e soprattutto i risultati, che fruttino nuovi milioni in entrata, dal cosiddetto “commerciale” di cui si occupa Gazidis e dalla qualificazione appunto alla prossima Champions. Per mister Singer, quindi, il bel gioco può attendere e infatti sarebbe stato felice di festeggiare il quarto posto con il Milan di Gattuso, che soffriva e faceva soffrire ma stava ugualmente per raggiungere il traguardo sognato.
Giampaolo, invece, ha parlato di bel gioco alla sua presentazione con lo slogan “testa alta e giocare”, con un’indiretta risposta a quello di Conte “testa bassa e pedalare”. E forse per convincere i tifosi, scettici sulla scelta di Giampaolo, Maldini e Boban hanno subito cavalcato il tema del bel gioco. Peccato che il bel gioco della sua Sampdoria, malgrado il capocannoniere Quagliarella, abbia fruttato soltanto il nono posto nell’ultimo campionato, ben 15 punti meno del Milan tutto grinta di Gattuso. E qui affiora, quindi, la seconda contraddizione di questa estate milanista perché i risultati, che fanno classifica più del bel gioco, si raggiungono grazie ai giocatori, di classe, personalità ed esperienza.
In questo senso Krunic e Theo Hernandez sono semplici punti interrogativi che non garantiscono il salto di qualità. E allora è lecito chiedersi perché il Milan non abbia potuto prendere i tanti giocatori inseguiti, da Sensi a Ceballos, da Torreira e Veretout. E soprattutto perché non sia riuscito a vendere i vari Suso, Biglia, Calhanoglu, Rodriguez, che garantirebbero almeno un tesoretto minimo. Il tempo per correre ai ripari non manca, ma intanto il Milan sta per giocare le prime partite. E tra mancati arrivi e mancate partenze cresce il rischio che manchino non soltanto il bel gioco di Giampaolo ma soprattutto i risultati chiesti da Elliott.